martedì 28 marzo 2023
Nella sede del nostro quotidiano la consegna a Caritas dei soldi raccolti attraverso la campagna delle giornaliste di Avvenire per le donne afghane. Don Pagniello: «Prima di tutto l'istruzione»
Un momento dell'incontro conclusivo della campagna per le donne afghane nella sede di Avvenire

Un momento dell'incontro conclusivo della campagna per le donne afghane nella sede di Avvenire - Ilaria Santoro

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Non segna la fine del progetto #Avvenireperdonneafghane, l’incontro organizzato stamattina nella sede milanese del nostro quotidiano in cui la redazione ha consegnato simbolicamente a Caritas italiana l’assegno coi 18mila euro raccolti attraverso le donazioni dei lettori che ci hanno sostenuto nella nostra campagna. Eravamo partiti, il 12 febbraio scorso, con l’obiettivo di raccontare ogni giorno fino all’8 marzo le storie delle donne a cui i taleban hanno tolto tutto, persino il diritto di esistere, attraverso la penna delle giornaliste di Avvenire. Così abbiamo fatto, alimentando un canale online di ritratti e testimonianze esclusive, che hanno attivato condivisioni e sinergie nel mondo del Terzo settore, dell’associazionismo locale, della Chiesa e della scuola. E che si sono trasformate in nuovi progetti, a cominciare da un podcast e da un libro, che sarà pubblicato entro l’anno nella collana “Pagine prime” di Vita e pensiero.

«Il Paese ha bisogno di iniziative che partano dal basso, da persone che pensano e che non hanno paura di avere sentimenti – ha spiegato il direttore, Marco Tarquinio, aprendo l’incontro . Questa è da sempre la vocazione di Avvenire, un quotidiano radicato nel territorio, che ha una dimensione sempre più glocal. E questo è il senso e il successo di questa iniziativa, fortemente voluta dalla giornaliste di Avvenire e appoggiata con convinzione da noi giornalisti: perché quando è una donna a cercare voce è una donna a dovergliela dare, ed è giusto che gli uomini si mettano in ascolto».

L’Afghanistan, d’altronde, «ci dice che cosa è la guerra: sopraffazione, umiliazione dei più deboli, soprattutto donne e bambine. Investire qualcosa a favore delle giovani donne – ha proseguito Tarquinio è fondamentale in un Paese che ha creato una ghigliottina sul futuro perché a 12 anni le bambine non possono più accedere all’istruzione».

La consegna dei fondi raccolti durante la campagna al direttore della Caritas italiana, don Marco Pagniello. A sinistra il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, a destra il direttore generale Alessandro Belloli

La consegna dei fondi raccolti durante la campagna al direttore della Caritas italiana, don Marco Pagniello. A sinistra il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, a destra il direttore generale Alessandro Belloli - Ilaria Santoro

Ed è proprio in istruzione che si è trasformato il progetto promosso da Avvenire: i soldi raccolti attraverso la campagna serviranno a finanziare la scolarizzazione delle bambine afghane escluse dalla scuola in una zona remota del Paese, attraverso l’impegno degli operatori della Caritas. «La situazione in Afghanistan è complessa – ha spiegato il direttore nazionale, don Marco Pagniello –, le limitazioni alla libertà sono tante e riguardano anche la Chiesa stessa. E questo non fa ben sperare per il futuro, però noi ci siamo. Il Progetto “Ognuno insegna a qualcuno” ha l’obiettivo di non lasciare sole le bambine».

Di più: una parte dei fondi supporterà anche l’azione delle altre Ong in prima linea a Kabul - Emergency, Nove Onlus, Azione contro la fame - che sono intervenute all’incontro raccontando la loro esperienza e denunciando la situazione drammatica che la popolazione afghana sta vivendo. E poi a promuovere l’accoglienza e l’informazione sul dramma delle donne afghane anche in Italia, fronti su cui lavorano da sempre Casa della Carità a Milano e il Comitato per il sostegno alle donne afghane (Cisda).

Durante l'incontro le testimonianze toccanti di due giovani profughe afghane, Elnaz Mahandes e Madina Hassani. «Sono arrivata dall’Afghanistan nell’agosto 2021 con una laurea in Scienze sociali e un master conseguito in India, al momento lavoro con l’Università Sant’Anna di Pisa», ha raccontato la prima, accolta tra le 31 persone della sua stessa nazionalità da Casa della Carità di Milano, sottolineando la necessità che della condizione delle donne afghane si continui a parlare: «Viviamo in una prigione, alle ragazze è impedito tutto». Madina, mediatrice culturale, 27 anni, studi in scienze sociali, da parte sua ha sottolineato: «Le donne afghane hanno subito storicamente una mutilazione dei propri diritti, abbiamo bisogno di qualcuno che le aiuti a fare sentire la loro voce. Se adesso le donne sono completamente invisibili, anche prima i diritti sanciti dal governo precedente ai talebani valevano solo per la classe medio alta, ma non a livello rurale. Eravamo dimenticate anche allora».

E poi i collegamenti con la fotoreporter Laura Salvinelli (i cui scatti hanno accompagnato la campagna commentati da alcune famose scrittrici), con la madre priora del monastero agostiniano di Santa Rita da Cascia suor Maria Rosa Bernardinis (le monache hanno partecipato alla campagna con una donazione molto rilevante) e infine con gli studenti del liceo scientifico Alberti di Minturno, vicino a Latina (che hanno utilizzato gli articoli e le testimonianze pubblicate da Avvenire per un progetto scolastico in vista dell'8 marzo).



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