mercoledì 11 giugno 2014
​Il numero due delle Fiamme Gialle coinvolto in una presunta corruzione. Arrestato il col. Mendella. (Pino Ciociola
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Una sorta di deja vu per uno, una specie di tempesta per le Fiamme gialle. Il generale Vito Bardi era stato indagato nel 2011 con le accuse di favoreggiamento e rivelazione di segreto nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta P4, ma l’anno seguente la sua posizione fu archiviata dal gip su richiesta del pm Henry John Woodcock, che mercoledì mattina (insieme al suo collega Vincenzo Piscitelli) ha disposto una perquisizione nella sede del comando generale della Guardia di Finanza a Roma, nell'ambito dell'inchiesta che ha portato all'arresto del comandante delle Fiamme gialle di Livorno, il colonnello Fabio Massimo Mendella, e del commercialista napoletano Pietro De Riu, e che vedrebbe tra gli indagati per una presunta corruzione anche, appunto il generale Bardi, vicecomandante delle Fiamme gialle, per un’ipotesi di corruzione relativa a presunte tangenti pagate da due imprenditori in cambio di verifiche fiscali “addomesticate”. Stando alle attuali indagini e all’operazione chiamata "Last Door", il colonnello Mendella - secondo la Procura di Napoli - tra il 2006 e il 2012 - quando era responsabile del settore verifiche al Comando provinciale della Finanza napoletana - attraverso De Riu avrebbe incassato insieme ad altre persone (in corso di identificazione) oltre un milione di euro da vari imprenditori napoletani come "compenso" per evitare verifiche ed accertamenti fiscali. Dopo il 2012 Mendella fu trasferito al Comando provinciale di Roma e, secondo l'ipotesi investigativa, in occasione di questo trasferimento sarebbe stata trasferita anche la sede della società holding (la “Gotha spa”) oggetto di una verifica "pilotata", poi effettivamente svolta dal gruppo di sezioni coordinate dal colonnello Mendella. Al centro di quell'inchiesta del 2011 invece c’era l'ex-deputato Pdl Alfonso Papa, per il quale è in corso il processo (l'uomo d'affari Luigi Bisignani ha patteggiato la pena) e che - secondo l'ipotesi accusatoria - riceveva notizie coperte da segreto su indagini in corso e se ne serviva per ricattare alcuni imprenditori dai quali riceveva così denaro o altre utilità.
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