«Siamo nati tre anni fa senza soldi, con i giornali e le televisioni contro e adesso siamo la terza, no la seconda, no la prima forza politica del Paese...». In una piazza Duomo colma di gente, Beppe Grillo magnifica le sorti della sua "creatura" politica: quel Movimento 5 stelle da lui ideato, insieme all’imprenditore-guru Gianroberto Casaleggio, e cresciuto ad "amministrative e web" fino a rischiare di sfiorare nelle imminenti politiche, secondo i sondaggi più arditi, la roboante soglia elettorale del 20 per cento. Un tetto che a Grillo non basta: lui vuole il cielo. E galvanizza la marea di volti giunti sotto la
Madunina (85mila persone, giurano gli organizzatori, e altri 30mila collegati in
streaming) dosando le pause e i toni di voce, da consumato animale da palcoscenico. Il bersaglio grosso è l’
establishment dei partiti tradizionali: «Si sono mangiati il Paese e abbiamo diritto ad un risarcimento - attacca -. Sta finendo un’epoca, ma loro non l’hanno capito, si vogliono coalizzare e zampettano nei talkshow...». Poi, col suo caratteristico sarcasmo, il Beppe furioso mena fendenti a destra e a manca: «Se qualcuno crede in Berlusconi, stasera deve andare a casa, aprire la lavatrice e parlare con Mastrolindo perché esiste. Silvio ridarà l’Imu, 4 milioni di posti di lavoro e ci metterà anche un set di pentole e un corredo di lenzuola». Non sfugge il Partito democratico: «Mps è il più grande scandalo finanziario di questo Paese» e se lo Stato decide di farsi carico del debito della banca, si debbono «mettere sotto processo tutti i vertici del Pd dal 1995 ad oggi e pure coloro che dovevano controllare».«Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno», minaccia Grillo con toni da ultimatum che riecheggiano il messaggio pubblicato in giornata sul suo blog: «Arrendetevi! Siete circondati dal popolo italiano. Uscite con le mani alzate, nessuno vi toccherà. Questo ventennio è stato un Vietnam per gli italiani, ma avete ancora la possibilità di salire sull’ultimo elicottero. Continuare con voi è un suicidio...». A un certo punto, sul palco sale anche il premio Nobel Dario Fo: «il più grande amico della mia vita», lo presenta Beppe. E lui contraccambia, esaltando la folla: «Volevamo cambiare le cose. Non ci siamo riusciti, fatelo voi. Serve un ribaltone».Ma il drammaturgo non è l’unico a simpatizzare per Grillo. Fanno infatti pensare ad un velato
endorsement in favore del movimento grillino alcuni versi del brano inedito «Ti fai male», postato ieri a sorpresa da Adriano Celentano sul blog «ilmondodiadriano.it». «Si dice in giro che, fra i partiti, c’è un’onda nuova che è partita dal niente. È come una valanga sta avanzando, come un ciclone, per abbattere il marcio della nazione...». Un’entrata ad effetto, quella del "molleggiato", che invita gli italiani a non disertare le urne: «Se non voti ti fai del male, se non voti non cambia niente». E c’è chi assicura che Grillo stia lavorando per convincere l’ormai 75enne «ragazzo della via Gluck» a fare un’apparizione durante il comizio finale di venerdì a Roma, in collegamento web o addirittura in carne e ossa sul palco di San Giovanni. In molti, confida un attivista, hanno prenotato aerei e pullman per «un avvenimento storico» e c’è chi ipotizza la presenza in piazza di un milione di persone.