La partita per le presidenze delle Camere è diventata il test per la formazione del futuro governo. Perciò Pier Luigi Bersani, nonostante i reiterati «no» di M5S, tira dritto per la sua strada: ai senatori e deputati Pd ha dato ieri indicazione di votare «scheda bianca» per cercare «corresponsabilità fino all’ultimo minuto» con i grillini (e, solo teoricamente, con tutti gli altri partiti). E dopo? «Dopo, se costretti, andremo da soli», spiega il segretario. Ovvero, con l’ampia maggioranza di Montecitorio e i pochi seggi di vantaggio sul Pdl a Palazzo Madama, il Pd potrebbe imporre domani, quando saranno richieste maggioranze non qualificate, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro.
Obiettivo-governo.L’altra ipotesi, quella di abbandonare M5S e trattare non solo con Monti, ma anche con il Pdl, Bersani la scarta. E i senatori pd hanno capito perché: «Sarebbe – dice un lettiano – come aprire
de facto le porte al governo istituzionale». E invece il segretario vuole a tutti i costi ottenere l’incarico da Napolitano e cercare i voti che gli mancano in Aula, pescando tra grillini e pidiellini (dà per scontato, con eccessiva sicurezza, l’appoggio dei montiani). Nella peggiore delle ipotesi gestirebbe il ritorno alle urne come premier in carica per gli affari correnti. Da qui le nuove tensioni con il Colle degli ultimi giorni.
Le mosse dei Cinque Stelle. I grillini ieri in Transatlantico se la ridevano: «Niente scambi, votiamo i nostri e basta, nel ballottaggio al Senato se non siamo in corsa daremo scheda bianca». E in serata tirano fuori - dopo un lungo referendum interno tra una pletora di candidati - i loro nomi: il campano Roberto Fico per la Camera e il pavese d’origine venezuelana Luis Alberto Orellana. Si divertono, i Cinque Stelle, anche nel far desiderare al Pd un nuovo incontro che alla fine non si tiene. «Lo facciamo stasera (ieri) in streaming per la trasparenza, no domattina (stamani), no ormai è troppo tardi...». I Democratici inseguono per tutto il pomeriggio le acrobazie tecnologiche dei "portavoce", poi si arrendono.
La notte delle trattative. Dopo le probabili fumate nere di oggi, ognuno giocherà le sue carte. Bersani si presenterà dai portavoce M5S offrendo la disponibilità a votare Fico e con un nome totalmente nuovo al Senato. Incassato un nuovo e ultimativo «no», proverà a spingere su Monti (che voterà scheda bianca) perché sia lui a salire sullo scranno più alto di Palazzo Madama, ma si sentirà rispondere dal Prof che è necessaria una convergenza con il Pdl (anche gli azzurri, tatticamente, non faranno nomi nei primi giri). A questo punto si presume che Bersani andrà dritto - tra le polemiche - su Franceschini e Finocchiaro. A meno che i sempre più critici moderati pd (fioroniani, lettiani, renziani...) non ingaggino un braccio di ferro con il leader e lo costringano a sedersi intorno a un tavolo con gli emissari del Cavaliere.