sabato 15 giugno 2013
​La vicenda della senatrice "dissidente" diventa l’occasione per spostare i riflettori in casa altrui: il neo capogruppo al Senato Riccardo Nuti accusa il Pd di aver aperto il mercato, nel tentativo di comprare i dissidenti stellati. Gli "insoddisfatti" di M5s pronti a uscire dal Movimento se la Gambaro sarà espulsa.
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Si ribaltano i sospetti in casa grillina e la vicenda della senatrice Adele Gambaro diventa l’occasione per spostare i riflettori in casa altrui: il neo capogruppo al Senato Riccardo Nuti accusa il Pd di aver aperto il mercato, nel tentativo di comprare i dissidenti stellati, ma le accuse vengono stoppate nel giro di pochi minuti dagli stessi insoddisfatti di M5s, sempre più convinti che se l’"imputata" verrà condannata all’espulsione, saranno in molti a uscire. Al Senato, dove il Movimento conta 52 eletti, sarebbero addirittura una trentina a lasciare l’ex comico.Il caso, insomma, non si è ancora chiuso, ma più passano le ore e più – invece di stemperarsi – pare incancrenirsi. Saranno insieme i due gruppi di Montecitorio e Palazzo Madama a esaminarlo lunedì prossimo. «Gambaro è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Tutte le azioni lesive del Movimento non saranno più tollerate, per quanto mi riguarda almeno», dice criptico il capogruppo uscente Vito Crimi. «Siamo liberi di votare, poi c’è la Rete» o meglio «gli iscritti al Movimento» a cui spetta la parola definitiva semmai si dovesse procedere con l’espulsione di Gambaro. Quanto alla senatrice che ha criticato le dichiarazioni di Grillo contro il Parlamento, spiega da capogruppo navigato, «se hai delle critiche da fare muovile, ma senza ledere l’immagine del Movimento. Il problema, comunque non è Gambaro, ma non si tollerano più comportamenti lesivi».E allora il suo neo-successore Nuti spiega il motivo per cui lunedì ci sarà il gran consulto: «Il movimento rischia di essere visto senza democrazia se non si fanno rispettare le regole che sono state accettate». Ma su quella che Nuti chiama la «compravendita» ipotizzando un passaggio di denaro per «spaccare il Movimento», da parte del Pd, Pippo Civati replica ironico: «Cercano di trovare il loro ennesimo nemico, dopo i vari Gabanelli e i Rodotà, e questo mi sembra essere solo il tentativo di nascondere le difficoltà dentro il M5S». Difficoltà che dovrebbero venire al pettine comunque lunedì, nella riunione che si preannuncia infuocata. Molti "ortodossi" avrebbero già deciso per l’espulsione, ma questo potrebbe aprire una reazione a cascata, con un gruppo consistente pronto a fare le valigie: «Lunedì sarà una guerra» e se Adele Gambaro dovesse essere espulsa, «ci sarebbero davvero i presupposti per una scissione», commentano ancora nell’anonimato i grillini che circolano nei palazzi. Si parla di «processo illegittimo» che non doveva nemmeno essere preso in considerazione. La tesi, infatti, di quella minoranza che a Montecitorio già da mesi respira un certo disagio nel gruppo, è che Gambaro ha espresso una critica politica che seppur rivolta al capo indiscutibile, più che indiscusso, Beppe Grillo, in realtà non viola alcuna norma dello statuto né del codice di comportamento.
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