«Se giovedì il federalismo non passa andiamo tutti a casa». Lo afferma, in un'intervista al
Corriere della Sera, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, sottolineando che «dopo la fiducia del 14 dicembre è come se fossimo in convalescenza» e «quello che sta accadendo alle istituzioni non ci dà una maggioranza sicura». Il ministro leghista dice di condividere le «preoccupazioni» di Napolitano e invita a «uscire al più presto dallo scontro tra istituzioni per fare ripartire l'attività del governo». Un contrasto, «ne ho parlato di recente con il presidente della Repubblica», che «riflette il fatto che al vertice delle istituzioni ci sono leader politici». Se «il Capo dello Stato decide di sciogliere le Camere - aggiunge - ne prenderemo atto». La Lega, «che è il partito-sindacato della Padania», territorio in cui è «quasi politicamente egemone», è da «tempo» pronta al voto, e alle urne, assicura, sarà «con il Pdl», partito «che ha consistenza e presenza sul territorio» e che «andrà oltre Berlusconi». Se il premier non dovesse ricandidarsi, anche se «non se ne è mai parlato», nel centrodestra comunque «ci sono tanti uomini e donne capaci, competenti e dotati di leadership in grado di guidare un governo». Quanto alla possibilità di un
election day con le amministrative (che saranno «il 15 maggio, con ballottaggio fissato il 29») per Maroni è «difficile», ma per ora «apnea fino a giovedì, poi penseremo al resto». E «nel resto ci sono provvedimenti concreti: ho parlato con Bossi e so che prenderà un'iniziativa nei prossimi giorni». L'Italia, peraltro, «deve guidare l'Europa» per «promuovere un'azione immediata per i Paesi del Maghreb in rivolta. Temo l'invasione - sottolinea - noi siamo la porta dell'Europa». Quanto alla proposta di Massimo D'Alema, per l'esponente del Carroccio è «irricevibile» perché «non può esserci un "dopo Berlusconi" che passi per un "contro Berlusconi"». E sulle vicende del premier, Maroni ribadisce che secondo lui «alla fine si dimostrerà l'inconsistenza delle accuse e non gli faranno perdere voti».
LA PROPOSTA DI D'ALEMA: «ALLEANZA COSTITUENTE»Andare alle elezioni anticipate con una «alleanza costituente» per fare quel «governo di responsabilità» necessario al Paese. A proporlo è Massimo D'Alema che, in un'intervista a
Repubblica, lancia un vero e proprio appello a tutte le forze dell'opposizione: unirsi per battere Berlusconi. Una proposta rilanciata da Pier Luigi Bersani («La situazione è al limite», dice il segretario del Pd annunciando una proposta di governo a tutte le opposizioni) ma che è raccolta solo a metà dai principali destinatari, Idv e Terzo Polo in primis. Quanto a Berlusconi, chiuso ad Arcore con un occhio all'Egitto e l'altro alle vicende interne, ai suoi interlocutori ribadisce la linea: non ho nessuna intenzione di dimettermi, il governo va avanti. Andremo alle elezioni solo se ci costringono. Al di là della bocciatura della maggioranza, la novità che sembra emergere dai commenti all'intervista del presidente del Copasir è l'allargamento del cosiddetto fronte del voto anche se con sfumature diverse. Favorevoli al ricorso alle urne è infatti L'Italia dei Valori che però frena sulle ipotesi di un'alleanza-ammucchiata. Un sì condizionato a D'Alema arriva anche dal Terzo Polo: solo dopo le dimissioni del Cavaliere o in una condizione di emergenza si può dar vita a una "santa alleanza" elettorale e a un governo di responsabilità nazionale. Nel Pdl la convinzione generale è che la proposta di D'Alema cada nel vuoto. Ne sarebbe convinto lo stesso presidente del Consiglio: i primi a non volere le elezioni sono proprio i partiti dell'opposizione - avrebbe osservato Berlusconi - Fini e Casini non vogliono andare a votare ora. La linea del premier resta immutata: hanno provato a sfiduciarmi in Parlamento senza successo - continua a ripetere - ma la maggioranza tiene. Lo dice esplicitamente Ignazio La Russa, coordinatore del partito, che bolla la proposta dell'ex ministro degli Esteri come una
boutade ribadendo che «l'opposizione vuole tutto tranne che andare a votare. Sanno - dice ancora - che che li aspetta un destino non facile». Per nulla sorpreso è invece il vice presidente della Camera Maurizio Lupi («Dov'é la novità?») mentre Osvaldo Napoli bolla il presidente del Copasir come «un fallito di successo». Le parole dell'ex numero uno della Farnesina però accendono il dibattito soprattutto nelle file dell'opposizione, a partire dallo stesso Pd dove non tutti sono d'accordo con l'idea di alleanza proposta dal presidente del Copasir. Se infatti Marco Follini plaude all'idea, Francesco Merlo obietta a D'Alema di essere «prigioniero del passat». Scettico è poi Ignazio Marino convinto che prima vada elaborato un programma e in base a quello stipulare le alleanze. L'idea di una
grosse koalition non lascia indifferente il Terzo Polo, disponibile però a considerare l'opzione solo in caso di 'emergenza'. Ne è convinto ad esempio Pier Ferdinando Casini: «Se dovessimo andare ad elezioni sulla battaglia privata di Berlusconi verso i giudici con la politica degli insulti che chi governa il Paese dovrebbe mettere alla gogna - dice il leader Udc - la riflessione di D'Alema dovrebbe essere presa in considerazione. Ma in questo caso bisognerebbe fare un discorso chiaro e franco: vorrebbe dire che siamo in una situazione di emergenza». Questo però non vuol dire che il giudizio su Berlusconi cambi: «È barricato nel Palazzo», attacca l'ex presidente della Camera che gli rinnova l'invito di recarsi dai giudici:«Il presidente del Consiglio potrebbe rispondere ai giudici ed evitare di parlare di complotti, perché ai complotti nessuno ci crede». L'appello di D'Alema viene accolto con grande cautela dagli uomini di Futuro e Libertà e dall'Idv. La soluzione migliore resta il passo indietro di Berlusconi - è il ragionamento del capogruppo di Fli Italo Bocchino - e poi un governo di responsabilità appoggiato da tutte le forze disponibili a svelenire il clima politico. Quanto a una «santa alleanza», é il mantra di Fli, è possibile solo se davvero si arrivasse a una «emergenza democratica». Anche da Di Pietro e dall'Idv arriva una apertura assai cauta: sì al voto, perché non c'é una «maggioranza alternativa» all'attuale, ma niente «ammucchiate» senza futuro.
BONDI, D'ALEMA PROPONE SOSPENSIONE REGOLE DEMOCRAZIA«D'Alema propone un frone comune emergenziale che, sia dal punto politico che sociale, sospenda di fatto gli effetti delle regole democratiche del suffragio elettorale e della consultazione referendaria fra i lavoratori»: così Sandro Bondi, coordinatore del Pdl, commenta l'intervista dell'esponente del Pd a
La Repubblica. «L'intervista di D'Alema conferma che il nostro impegno per la democrazia è fondamentale per il futuro dell'Italia e deve essere proseguito - conclude - con il massimo vigore e convinzione».