Almeno gli F35 Enrico Letta li avrebbe volentieri depennati dall’agenda fatta di grane e gatte da pelare. Ma il suo Pd glielo impedisce. E dice no a una mozione congiunta di maggioranza per l’acquisto dei 90 aerei in programma entro il 2026. Il gruppo sembra aver trovato la mediazione tra chi è d’accordo e chi non vorrebbe spendere in tempo di crisi per il comparto militare. Ma non si trova il compromesso nella compagine di governo, dove Pdl e Scelta civica contestano la posizione dei Democratici. E allora il premier, che non disdegna un rinvio del voto, tenta la mediazione, nella speranza di arrivare oggi in Aula con un quadro chiaro, che consenta con il meccanismo di voto per parti separate, di mantenere gli impegni presi. Ma la tensione resta. Ed è il ministro della Difesa Mario Mauro a sollevare la questione, dopo la dichiarazione del collega Graziano Delrio, che aveva chiesto una «istruttoria» per rimodulare la spesa per il «comparto militare». Con una nota, il titolare degli Affari regionali aveva anche rettificato la questione, ma per Mauro non ci sono questioni da discutere. «Non ho partecipato a nessun Cdm nel quale il governo abbia cambiato posizione». Tanto più, ironizza, che «Pd e Pdl quando erano separati hanno votato gli F35 e mi sembrerebbe strano che ora da uniti non li votino più. In passato anche Rifondazione comunista era d’accordo».Eppure è la mozione di Sel (nata da una costola del Prc) a riaccendere la polemica. E oggi il partito di Vendola ha tutta l’intenzione di mettere ai voti un testo che boccia il rinnovo della flotta aerea, posizione condivisa in pieno anche da una buona fetta di Pd. Per il governo, piuttosto che andare divisi, meglio sarebbe rinviare il voto. Il Pd, però, non ci sta. Francesco Boccia replica a Mauro, ricordando che sull’acquisto dei cacciabombardieri «il Parlamento è sovrano. Il Partito democratico si è impegnato ad elaborare una proposta che tenga conto della nostra sensibilità e delle posizioni del governo, ma sul programma di armamenti la parola spetta solo ed unicamente alle Camere. È evidente che rifiutiamo ogni posizione oltranzista, sulle questioni di politica industriale occorre discutere, conoscere e riflettere e l’acquisto dei caccia non può essere deciso fuori da un quadro chiaro sullo stato dei sistemi d’arma del nostro Paese, che è esattamente quello che chiede il Pd».Le distanze, però, sono notevoli. Edoardo Patriarca condivide in pieno i rilievi di Sel: «In un’Italia in cui si discute di aumento dell’Iva e di tassazione sulla casa, stupisce la sicurezza granitica» con cui si parla dell’acquisto degli F35. Anche la senatrice Laura Puppato invita il partito a non avere dubbi e destinare le risorse al welfare e all’ambiente. Non condivide Nicola Latorre, per il quale «ad oggi ogni discussione è priva di fondamento reale», visto che «le previsioni di spesa verranno concretizzate solo quando sarà chiuso il programma nel 2015 quando l’Italia saprà quanti ne dovrà acquistare». La sintesi potrebbe essere proprio la richiesta di una indagine conoscitiva, nell’attesa della quale, però, il Parlamento non darebbe alcuna autorizzazione a spese.Ma dal Pdl il capogruppo Renato Brunetta avverte che mettere insieme una maggioranza diversa da quella che sostiene il governo per bocciare l’acquisto degli F35 significherebbe sfiduciare il governo e, da ultimo, mandarlo a casa. Va bene, dunque, l’indagine conoscitiva sugli F35, concede il Pdl, ma, «noi siamo responsabili verso gli impegni presi a livello internazionale – insiste Brunetta – . Non vogliamo ambiguità».<+copyright>