L'europarlamento di Strasburgo - Epa
Via libera dell'Europarlamento al nuovo Patto di stabilità. Solo 3 i voti a favore venuti dagli eurodeputati italiani, complice il clima pre-elettorale, astenuta la maggioranza di governo e il Pd (contrario il M5s) con un rimpallo di responsabilità circa i contenuti definiti ancora troppo penalizzanti per il nostro Paese.
Le direttive per la nuova governance economica dell'Europa sono state approvate con 359 voti favorevoli, 166 contrari e 61 astensioni. Poco prima l'Aula ha approvato il cosiddetto “braccio preventivo” della nuova norma, cioè i parametri da rispettare per il bilancio per evitare procedure per il disavanzo. Hanno votato a favore solo Lara Comi e Herbert Dorfmann del Ppe, Marco Zullo e Sandro Gozi di Renew, quest’ultimo però eletto in Francia.
Si tratta del penultimo passo verso l'approvazione definitiva, in attesa dell'ok finale del Consiglio. Per riportare i conti in ordine gli Stati con un debito superiore al 90% del pil, come nel caso dell’Italia, dovranno abbassare il passivo in media dell’1% all’anno, mentre la riduzione sarà dello 0,5% se l’indebitamento è compreso tra il 60% e il 90% del pil. Queste regole sostituiscono le precedenti, considerati inapplicabili a causa della loro eccessiva rigidità. «Si apre un nuovo capitolo per la governance economica nell'Ue che ci consentirà di affrontare le sfide con rinnovata fiducia», dice il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni. Esprime «soddisfazione», le nuove previsioni «migliorano le regole attuali», sostiene, nonostante la spinta venuta per posizioni più rigide venuta dalla Germania, «è rimasta buona parte dell’impostazione originale della Commissione europea». E maschera un certo imbarazzo per l’astensione del suo partito: «immagino più per ragioni di politica interna», dice.
Il Pd incolpa la maggioranza: «Abbiamo deciso di astenerci in dissenso rispetto alla posizione di altre delegazioni dei Socialisti e Democratici perché' riteniamo che il testo uscito dal negoziato con il Consiglio sia eccessivamente peggiorativo non soltanto rispetto alla proposta originaria del Commissario Gentiloni che abbiamo sostenuto ma anche della posizione del Parlamento Europeo, specialmente se guardiamo agli interessi dell'Italia». afferma il capodelegazione dem Brando Benifei.
Ribalta le accuse il partito della premier. «La delegazione di Fratelli d'Italia si è astenuta in quanto sebbene il testo sia stato migliorato rispetto alla proposta iniziale grazie al lavoro del Governo italiano, esso presenti ancora alcuni punti critici fortemente voluti dai cosiddetti Paesi frugali, come la salvaguardia di sostenibilità del debito che comporterà meno flessibilità di quella attesa, nei prossimi anni» affermano in una nota il copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo Nicola Procaccini e il capodelegazione di Fratelli d'Italia a Bruxelles Carlo Fidanza e l'eurodeputato di FdI Denis Nesci. «Per fortuna – rivendicano - il Governo italiano e' riuscito a inserire nel Patto lo scorporo del cofinanziamento e la clausola transitoria, che consentono nel primo ciclo di applicazione, di attenuare o rinviare parzialmente le correzioni di bilancio richieste».
Hanno votato contro, come detto, i Cinquestelle e l'eurodeputato di Renew Europe Fabio Massimo Castaldo (Azione) e Ignazio Corrao (Verdi/Ale). Astenuto Nicola Danti di Italia Viva.
Una «ipocrita astensione di tutte le destre di maggioranza nel penoso e disperato tentativo di non intestarsi l'innegabile paternità di questa storica fregatura», sostengono i capigruppo del M5s nelle Commissioni Politiche Ue di Camera e Senato, Elisa Scutellà e Pietro Lorefice. Quello del M5s, sostengono è «l'unico voto coerentemente contrario a questo capolavoro. Gli italiani se ne ricorderanno e li ringrazieranno quando, grazie alla passività di Meloni, Giorgetti e Tajani, si vedranno imporre tagli a pensioni, sanità e istruzione».