Il Parlamento europeo è nella tempesta - Ansa/Epa
Centinaia di migliaia di euro per «comprare» eurodeputati e influenzare l’immagine del Qatar in vista dei Mondiali di calcio. E’ un autentico scandalo bomba quello che ieri ha investito il Parlamento Europeo, scandalo che rischia di allargarsi di ora in ora. E’ la tarda mattinata quando il quotidiano belga Le Soir e il settimanale Knack lanciano la notizia: quattro italiani, tra cui l’ex eurodeputato del Pd Antonio Panzeri (a Strasburgo tra il 2004 e il 2019, nel 2017 passato ad Articolo 1 e oggi presidente dell’ong Fight Impunity) e l’attuale segretario generale dell’organizzazione internazionale dei sindacati (Ituc) Luca Visentini sono stati fermati dalla Procura federale belga con il sospetto di corruzione.
Perquisite inoltre, riferisce ancora Knaak, le abitazioni di almeno quattro assistenti parlamentari europei, tre dei quali legati al gruppo dei Socialisti e democratici (di cui fa parte il Pd), uno al Partito Popolare. I fermati sono a disposizione per 48 ore del giudice istruttore Michel Claise. Notizia poi confermata nella sostanza da una nota della procura federale belga, secondo la quale un «Paese del Golfo» avrebbe cercato di «influenzare le decisioni economiche del Parlamento Europeo, versando somme di danaro adeguate e offrendo cospicui regali a terzi con posizioni politiche e/o strategiche significative in seno al Parlamento Europeo».
Secondo le indiscrezioni stampa, il Paese in questione è il Qatar, che cercava di «ripulire» la propria immagine in vista dei mondiali. La procura belga cita la cifra di 600.000 euro in contanti, oltre a «materiale informatico e telefoni cellulari», tutti sequestrati. Secondo la stampa belga, nell’abitazione di Panzeri, che tra il 2017 e il 2019 è stato presidente del sottocomitato per i Diritti umani del Parlamento Europeo, gli inquirenti avrebbero rinvenuto 500.000 euro in contanti.
In totale la Procura parla di «16 perquisizioni in numerosi comuni di Bruxelles». L’ipotesi di reato è «presunta associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio di danaro». Secondo indiscrezioni, la procura belga avrebbe chiesto alla procura di Bergamo di procedere al fermo della moglie e del figlio di Panzeri. La procura belga non fa nomi, ma parla di persone di cittadinanza o origine italiana nati nel 1955 (Panzeri), 1969 (Visentini), 1971 (un direttore di ong il cui nome non è ancora noto) e 1987. Quest’ultimo è Francesco Giorgi, ex assistente parlamentare di Panzeri (e oggi dell’eurodeputato Pd Andrea Cozzolino, estraneo all’inchiesta).
Indagata anche la partner di Giorgi, la socialista greca Eva Kaili, 44 anni, attualmente uno dei 14 vicepresidenti del Parlamento Europeo. Secondo Le Soir e Knaak il domicilio della donna sarebbe stato perquisito dagli inquirenti, e lei stessa portata davanti al giudice istruttore per essere ascoltata. Le Soir cita un post Twitter del primo novembre scorso su un incontro di Kaili con Ali bin Samikh Al Marri, ministro del Lavoro qatarino. «L’esponente Ue – si legge – si rallegra dell’impegno del Qatar a perseguire le sue riforme in materia di lavoro dopo i Mondiali 2022 e augura un buon torneo».
La notizia ha colto di sorpresa l’istituzione Ue, seminando ovviamente sconcerto. «Il Parlamento Europeo – ha dichiarato un portavoce – non commenta su procedimenti giudiziari. Come sempre, il Parlamento coopera pienamente con le autorità nazionali». No comment anche dall’Ituc, l’ente presieduto da Visentini. L’imbarazzo è inevitabile in casa Pd e del suo gruppo, i Socialisti e democratici (S&D).
«Apprendiamo con sconcerto – si legge in una nota dei Dem - delle indagini e dei fermi in corso a Bruxelles», con l’auspicio «che la verità emerga presto e che sia difesa l'onorabilità della nostra istituzione, anche vista la posizione molto dura espressa dal Parlamento Europeo nella sua più recente risoluzione sul Qatar durante la sessione plenaria di novembre». «Siamo sconvolti dalle accuse – recita un comunicato di S&D - il gruppo ha tolleranza zero per la corruzione». Il Ppe si dice «scioccato», mentre la Lega parla di «forte preoccupazione e sgomento» per le «accuse molto gravi», e pure il M5S auspica «che venga fatta piena luce», chiedendo inoltre le dimissioni di Kaili.