Fioccano le polemiche all’indomani della relazione del ministro della Salute Beatrice Lorenzin sull’eterologa, per cui un decreto legge dovrebbe arrivare al tavolo del Consiglio dei ministri addirittura prima della pausa estiva. Al centro del dibattito l’ipotesi che la nuova procedura – che prevede l’intervento nella fecondazione artificiale di donatori di gameti esterni alla coppia – venga inserita nei Livelli essenziali di assistenza, cioè sia coperta dal Servizio sanitario nazionale. Una strategia che ha destato numerose perplessità circa i costi (stimati in oltre un miliardo di euro, considerando 10mila coppie coinvolte) e l’esclusione dagli stessi Lea di altre categorie di cittadini: «Non possiamo fare a meno di chiederci perché lo Stato non si attivi allo stesso modo per le adozioni, che rappresentano una risposta all’infertilità che esiste già e che coinvolge migliaia di coppie che ora sono vittime di un’ingiustificata disparità e di un’inaccettabile disuguaglianza» è il commento durissimo di Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e copresidente nazionali dell’Associazione Scienza & Vita. Dello stesso parere il presidente del gruppo parlamentare Per l’Italia alla Camera, Lorenzo Dellai: «Siamo proprio sicuri che mettere a carico del sistema sanitario nazionale i costi delle fecondazioni eterologhe sia equo a fronte, ad esempio, di oltre cento malattie rare a tutt’oggi escluse da tali prestazioni o a fronte delle enormi difficoltà a garantire adeguata assistenza alle persone non autosufficienti?». Favorevole a nuove regole il Forum delle associazioni familiari, che ricorda i rischi di un business fatto sulla pelle delle persone: «Donne sfruttate come 'incubatrici viventi', bambini ben poco garantiti nei loro diritti di conoscenza delle proprie origini, e le stesse coppie che verranno lasciate sole davanti ai dilemmi etici e relazionali che già ben conosciamo» sono le preoccupazioni del presidente Francesco Belletti.
(V.D.)