Il Csm reagisce alle accuse della premier Giorgia Meloni e deposita al Comitato di presidenza la richiesta di aprire una pratica a tutela del giudice di Catania Iolanda Apostolico. A firmarla 13 membri togati, convinti della bontà della decisione della loro collega di non convalidare il trattenimento di tre migranti nel Centro di Pozzallo.
Una pratica a tutela da aprire «con la massima urgenza», si legge nel documento depositato, poiché «un provvedimento giudiziario in materia di protezione internazionale, emesso da un magistrato della sezione specializzata in materia di immigrazione del tribunale di Catania, è oggetto fin da ieri di dichiarazioni da parte di esponenti della maggioranza parlamentare e dell'Esecutivo che, per modi e contenuti, si traducono in autentici attacchi all'autonomia della magistratura».
Ma oltre al merito della questione, il punto è la presa di posizione di Palazzo Chigi, di fronte al quale i giudici non sono disposti a retrocedere, con il rischio che lo scontro tra istituzioni si inasprisca ancora di più. Secondo i firmatari dei documento infatti «a prescindere da ogni valutazione nel merito dell'atto in questione, l'accusa ai magistrati, con riferimento al contenuto di un provvedimento giurisdizionale, di essere nemici della sicurezza della Nazione, un ostacolo alla difesa dell'ordine pubblico» e di «scagliarsi contro i provvedimenti di un Governo democraticamente eletto pone in discussione la funzione stessa della giurisdizione in uno Stato di diritto». Inoltre, queste dichiarazioni «realizzando una grave delegittimazione professionale del giudice estensore dell'ordinanza, espongono lo stesso a indebiti attacchi mediatici aventi a oggetto la sua sfera personale».
La richiesta di apertura pratica è stata sottoscritta dai togati di Area, di Unicost, di Md e dai due indipendenti. A smarcarsi è Magistratura indipendente, polemica con il resto dei colleghi: «Non abbiamo ritenuto opportuno sottoscrivere perché a prescindere dal merito noi al Consiglio non facciamo politica», ha commentato la consigliera Bernardette Nicotra.
Ma l'argomento migranti è stato un capitolo importante anche della visita di Giorgia Meloni di oggi a Torino (al Festival delle Regioni), dove la premier ha ribadito che «non c'è nessuno scontro in atto». «Semplicemente - ha spiegato - la magistratura è libera di disapplicare una legge del governo e il governo è libero di dire che non è d'accordo perché a me la motivazione con la quale si rimette in libertà un immigrato irregolare già destinatario di un provvedimento di espulsione dicendo che le sue caratteristiche fisiche sarebbero quelle che i cercatori d'oro in Tunisia considerano buone per il loro interesse mi pare francamente una motivazione molto particolare». «Dico quello che penso - ha incalzato la presidente del Consiglio - ognuno ha l'autonomia di pensiero, io ho il mio ma non è uno scontro. È un tema che riguarda una sentenza specifica ma l'interpretazione di un attacco alla magistratura mi fa molto riflettere perché penso di avere anche io il diritto a dire che non sono d'accordo se viene disapplicata una legge del governo». Il capo dell'esecutivo, ricordando la tragedia del 3 ottobre del 2013 davanti alle coste di Lampedusa, ha però parlato degli sbarchi come di una «situazione esplosiva» e di «difficoltà nella gestione dei flussi». Anche per questo tra le priorità di Palazzo Chigi c'è anche il Piano Mattei: «Arriverà in Parlamento», ha promesso, «è un progetto strategico italiano su cui puntiamo a coinvolgere Europa soprattutto, che stiamo elaborando» chiedendo «il coinvolgimento di tutti». In ogni caso dal Consiglio europeo informale di Granada, il governo «si aspetta dei passi avanti, ci stiamo lavorando ogni giorno e ho trovato un ottimo clima durante l'incontro del Med9 a Malta - ha aggiunto la premier - ma anche con gli altri colleghi stiamo dialogando e credo che sul tema del lavoro che va fatto per fermare l'immigrazione illegale e lavorare sulla dimensione esterna ormai questa sia la lettura che si dà. Bisogna solamente essere molto concreti e questo è un lavoro quotidiano che non smettiamo di fare».