Il presidente del Consiglio al Senato - Fotogramma
L'accordo europeo è di «portata storica», appartiene anche all'Italia e apre un percorso di «lavoro collettivo con le Camere». E l'esecutivo giallorosso, che punta già la prossima legge di Bilancio, è pronto a realizzare il suo piano di riforme con «lungimiranza». Dopo oltre quattro giorni di trattative infinite a Bruxelles, il premier Giuseppe Conte si presenta sorridente per l'informativa al Senato e alla Camera.
Poco più di due anni fa, il 5 giugno 2018, si era palesato da sconosciuto a Palazzo Madama per la sua prima fiducia, ora il primo ministro torna con il successo del Recovery Fund, che garantisce all'Italia 209 miliardi di euro. Una cifra enorme per reagire alla crisi legata alla pandemia da coronavirus: la portata del risultato è testimoniata anche dai lunghissimi applausi dell'emiciclo al suo arrivo e alla fine del discorso.
«L'intesa è stata un passaggio fondamentale, l'Europa è stata all'altezza della sua storia, della sua missione e del suo destino», scandisce Conte iniziando il suo discorso, dal quale traspare grande orgoglio per quanto fatto, ma anche l'apertura al dialogo con l'intera classe politica italiana, che ha dato prova di «grande maturità».
Il premier ricorda come l'intera architettura economica sia rimasta inalterata con 750 miliardi di euro complessivi, anche se il risultato raggiunto «non era affatto scontato a marzo». Come ribadisce anche il ministero dell'Economia Roberto Gualtieri, quattro mesi fa l'Italia era sola, ma l'evolversi della crisi economica avvicina Roma a Berlino e Parigi, vere forze acceleratrici per chiudere un'intesa così delicata. Arrivata anche superando «posizioni che sembravano insuperabili», per produrre un «poderoso Piano di finanziamento» interamente orientato alla crescita economica, allo sviluppo sostenibile e alla transizione ecologica.
E se il governo sembra pensare già a una task force per veicolare in modo corretto i denari in arrivo dall'Europa, è impossibile non riflettere sulle cifre in ballo. All'Italia arriveranno - dal primo gennaio 2021 - 209 miliardi di euro, di cui 81,4 come trasferimenti diretti e 127 come prestiti. Si tratta di un aumento di quasi 37 miliardi di euro rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea, di fatto la stessa cifra del famigerato Mes, che infatti non viene mai citato dal premier. L'argomento è troppo scivoloso dentro la maggioranza: ora è meglio festeggiare, con Conte che assicura di voler «realizzare il suo piano di riforme con lungimiranza e impegno, che sarà un lavoro collettivo con il Parlamento». Bisogna cogliere una opportunità definita «storica» più volte, sfruttando magari anche la limitazione del freno d'emergenza che potrà essere usato solo per tre mesi. In pratica non ci sarà nessun potere di veto, come voleva invece il gruppo dei Paesi frugali guidato dal premier olandese Mark Rutte, bilanciato negozialmente dall'aumento dei rebates. A questo riguardo, interviene il leader di Italia Viva Matteo Renzi: «Signor presidente, sorprenda il Paese: anziché una task force ad agosto convochi un dibattito parlamentare in cui la maggioranza sfida l'opposizione su un business plan per l'Italia» che indichi come utilizzare le risorse del Recovery Fund; «significherebbe che la maggioranza c'è e che il Parlamento c'è ed è il luogo del confronto nell'interesse del Paese».
Ora, rilancia il presidente del Consiglio, bisogna lavorare «insieme», fissando come architrave l'idea che l'interesse nazionale va perseguito nel «perimetro europeo». Ecco allora che il finale di Conte è una citazione del grande economista e storico presidente della Commissione europea Jacques Delors: «È veramente giunto il momento di ricollocare il fiore della speranza al centro del giardino europeo». Ora però bisogna correre più veloce del virus, perché l'Italia (e l'Europa) sembrano davvero a un crocevia decisivo. «Non potevamo fallire, né accedere a mediocri compromessi, né addirittura rinviare la decisione. Per questo con tenacia e determinazione abbiamo proseguito il confronto a oltranza. Possiamo dirci soddisfatti del risultato positivo che non appartiene ai singoli, neppure a chi vi parla o al governo o alle forze di maggioranza. È un risultato che appartiene all'Italia intera».
«Desidero ringraziare tutti i ministri, tutti, i quali non hanno mai fatto mancare il proprio sostegno nel corso del negoziato. Una particolare menzione al ministro Amendola, che era con me a Bruxelles e ha condiviso le difficoltà che materialmente abbiamo incontrato. Ringrazio le forze di maggioranza: ancora una volta avete sostenuto in modo compatto l'azione del governo. Ringraziare le opposizioni che hanno capito l'importanza del risultato storico nella prospettiva dell'interesse nazionale». Così il premier durante la sua informativa in Senato sugli esiti del Consiglio europeo.
Non tutti apprezzano però l’intervento del presidente del Consiglio, come Matteo Salvini, che risponde: «Noi abbiamo ascoltato in religioso silenzio, ora lasciate parlare chi è la maggioranza nel Paese. Noi parliamo a nome della maggioranza degli italiani. Presidente Giuseppe Conte, lei ha dato le patenti di opposizione brava o cattiva. Se qualcuno contesta qualcosa non lo fa perché è cattivo ma perché non abbiamo le fette di salame sugli occhi». Le parole del segretario della Lega scatenano dure reazioni dai banchi di M5s e Pd, dai quali si levano voci di protesta. Matteo Salvini è così interrotto, e la presidente del Senato interviene dicendo: «Ognuno dice quello che vuole in aula, non intendo che ci siano interruzioni di sorta». Maria Elisabetta Casellati poi aggiunge: «Non è possibile, trovo inaccettabile che non si possa parlare». «Usate questi soldi per tagliare le tasse, ma fatelo sul serio, se lei la prossima settimana porta la proposta di taglio dell’Iva ci saranno tutti i voti della Lega. A proposito ricordo a qualche viceministro che dire ai ristoratori di cambiare mestiere è un insulto, cambi mestiere qualche viceministro», riprende poi Salvini rivolgendosi al premier. «Io vi chiedo di applicare il modello Genova a tutte le grandi opere, tra cui la Gronda e il ponte di Messina. Vi chiedo poi di spendere i soldi per la scuola italiana, per sistemare gli edifici, date speranza e lavoro certo almeno a una parte degli insegnanti precari». Il leader della Lega chiede anche che non si torni alla legge Fornero: «Quota 100 ha permesso a tanti giovani di poter lavorare, non torniamo a quella legge che era una gabbia. Noi faremo le barricate dentro e fuori del Parlamento», conclude il leghista.
All'uscita da Palazzo Madama, piccolo bagno di folla per il presidente del Consiglio. Il premier è accolto e applaudito da una piccola folla che lo attende all'entrata principale di Palazzo Madama. Conte si intrattiene prima con una neolaureata, alla quale dice che il governo «ha la responsabilità di lavorare per restituire piena fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Il momento è difficile e continueremo a soffrire, ma una cosa è soffrire con la prospettiva di rilanciare il Paese, un'altra è rimanere schiacciati».
Poi Conte saluta un altro gruppo di cittadini, ai quali dice che «ognuno deve assumersi la proprie responsabilità, non possiamo pensare di mettere un uomo solo al comando per risolvere tutti i problemi». «Mi sono emozionato per l'applauso dell'aula del Senato. Va inteso come un applauso per tutti gli italiani, per quello che stiamo facendo, da quando è iniziata la pandemia, a tutta la comunità nazionale», aggiunge Conte. Il premier conferma anche che stasera in Consiglio dei ministri è previsto il via libera al nuovo scostamento di bilancio. Prima del Cdm a Palazzo Chigi si riuniscono con il presidente del Consiglio i capidelegazione della maggioranza.