Da ex 'burattino', ostaggio dei due vicepremier, a protagonista assoluto di un’estenuante trattativa in un Consiglio Europeo tra i più difficili, che assegna alla fine all’Italia più di 200 miliardi, fra prestiti e aiuti diretti, per fronteggiare l’emergenza Covid. Quasi non sembra lo stesso Giuseppe Conte che, nel prendere la parola alla Camera per le dichiarazioni programmatiche, s’impappina con i fogli, con Luigi Di Maio che lo soccorre non prima di aver apportato qualche aggiunta e qualche tagliolast minute al testo. Sembra un secolo fa, invece sono passati solo due anni. Conte 2, la vendetta. Un processo iniziato molto prima dell’avvento del “bis” a Palazzo Chigi. Con un elemento di continuità dato dai rapporti sempre saldi mantenuti con Sergio Mattarella che ieri mattina si è affrettato a riceverlo al Quirinale, appena rientrato da Bruxelles. Mattarella non si è mai stancato di ricordargli le sue prerogative costituzionali, in grado di affrancarlo dalla pressione speculare e concorrente di Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Ma accade nel calcio, a volte, che atleti i quali non eccellono nelle squadre di appartenenza, se – per intuizione del selezionatore – hanno modo di vestire la maglia azzurra, poi acquistino una nuova sicurezza che si riverbera anche nella compagine di provenienza. Così, un anno e mezzo fa, nella sua visita a Berlino, Mattarella potette toccare con mano la credibilità che l’ancora incerto premier italiano stava iniziando a conquistare presso le cancellerie europee. Angela Merkel gli disse con chiarezza che con Conte era scattata una buona intesa, tanto da relegare, ai suoi occhi, i continui strattoni dei due vice a mera 'grana' interna dell’Italia. Un processo di accreditamento al quale il “selezionatore” Mattarella ha contribuito con discrezione, che ha visto poi svolgere un ruolo importante anche da Emmanuel Macron.
Così, quando in pieno agosto 2019 Salvini ha deciso di volersi riprendere la quota di consenso che il successo alle Europee sembrava promettergli, ha commesso il fatale errore di sottovalutare la nuova fase di Conte, che il premier gli ha sbattuto letteralmente in faccia nel discorso al Senato che sancì la rottura, regalando dei siparietti incredibili. Il mese prima un solco profondo fra i due l’aveva scavato già l’operazione che aveva portato in dote a Ursula Von der Leyen i decisivi voti degli eurodeputati M5s, con un chiaro contributo all’operazione venuto proprio dal premier. Scoppiata la “pazza” crisi estiva, anche il Pd finì per sottovalutare il nuovo ruolo assunto da Conte. Poi, trovata l’intesa con il M5s, Nicola Zingaretti ha capito che la continuità nella guida poteva costituire un valore aggiunto in Europa, da accettare, al di là della richiesta di discontinuità programmatica. Il resto è storia recente. Se con la crisi del Covid l’Italia è diventata il problema dell’Europa, Conte sempre più è diventato, per l’asse Merkel– Macron, la soluzione. Il 'Recovery fund' è stata l’ultima idea geniale della statista tedesca, proposta a Macron e poi finita sul tavolo della Von der Leyen. Un vestito su misura per l’Italia, da poter meglio far digerire, rispetto agli Eurobond, ai 'falchi' tedeschi, decisi a far pagare all’Italia in un colpo solo gli 80 euro di Renzi, il reddito di cittadinanza di Di Maio e “Quota 100” di Salvini. Quest’ultima, soprattutto, ha indotto Mark Rutte ad alzare la voce: «Perché ci dovremmo fidare di te, se solo un anno fa hai permesso agli italiani di andare in pensione 7-8 anni prima degli olandesi?», gli ha detto a brutto muso, con tanti ad annuire, ben oltre i Paesi “frugali”.
Ma Conte ha tenuto duro, replicando con la forte invettiva sulle responsabilità che l’Olanda si sarebbe andata a prendere. A sbrogliare la matassa è stato ancora una volta l’asse “filo-Italia” fra Berlino, Parigi e Bruxelles: Merkel e Von Der Leyen hanno garantito per noi, con la trovata del “freno di emergenza”, ma anche ricordando la durata triennale di “Quota 100”, in scadenza nel 2021. Poco dopo il previsto arrivo degli aiuti europei. Nel frattempo la montagna per Conte è ancora dura da scalare, con le resistenze dei commercialisti a onorare le scadenze fiscali, e quelle del M5s ad accedere ai miliardi subito disponibili del Mes. Intanto l’Italia rischia una grave crisi di liquidità. E dal Quirinale trapela «apprezzamento e soddisfazione », ma anche l’invito, che suona come monito, a sfruttare le «condizioni proficue» per «predisporre rapidamente» un «concreto ed efficace » piano di interventi.