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«L’emergenza salariale» è tale da non consentire ripensamenti sullo sciopero generale del 29 novembre, peraltro «proclamato nel pieno rispetto delle regole», nonostante le accuse di Matteo Salvini. Maurizio Landini lo conferma nella conferenza stampa di giovedì, in cui punta il dito contro il governo per aver imposto «un aumento del 6% rispetto al 17% di inflazione», decretando «una perdita strutturale e una riduzione programmata dei salari». Una questione che il sindacato ha intenzione di «porre con forza», anche perché, con «quasi 6 milioni di lavoratori nel nostro Paese che non superano 11mila euro l'anno», sarebbe impensabile fare altrimenti.
Per Landini «l'aumento dei salari è la condizione per affermare anche un nuovo modello di fare impresa» e quindi «un nuovo modello economico e sociale», che sappia «rimettere al centro il lavoro e le persone e le loro condizioni». Peccato che i provvedimenti del governo vadano «in direzione opposta». L’obiettivo del sindacato è perciò mettere i lavoratori in condizione di recuperare potere d’acquisto, ma anche districare la matassa burocratica dei contratti collettivi, che «negli anni si sono moltiplicati», ma che ora vanno «ridotti» o quantomeno, laddove possibile, «unificati».
Landini sembra non aver digerito le critiche per il ripetuto ricorso allo sciopero e per la prossima mobilitazione, specie quelle arrivate dal ministro dei Trasporti leghista. Giudizi che a suo avviso ignorano il fatto che lo sciopero «è un disagio innanzitutto per chi lo fa», che «perde una giornata di lavoro». Quanto a Salvini, che ha parlato di «sciopero selvaggio», probabilmente ha usato «un termine autobiografico», ha scherzato il segretario generale. Tanto più che dalla protesta saranno esentati i lavoratori del settore trasporti.
Non tutte le sigle la pensano però allo stesso modo: la Cisl non ha aderito alla protesta, nella convinzione che la legge di Bilancio non è tale da giustificarla e che «le risorse destinate al sostegno del reddito dei lavoratori e a misure di inclusione» vanno incontro a diverse richieste del sindacato guidato da Luigi Sbarra.
Il leader della Cgil ha voluto fare una precisazione anche sulla mancata firma sul protocollo per il Giubileo, siglato invece da Cisl e Uil. Una sorta di moratoria sullo sciopero dei settori nevralgici per l’Anno santo. Il punto per Landini è anche di principio, perché «perché noi - ha spiegato - l'autoregolamentazione la facevamo anche prima che ci fosse una legge e non abbiamo bisogno di un atto coercitivo per dirci se possiamo scioperare o meno. Padre perdonali - ha poi ironizzato - che non sanno ciò che fanno e dicono». In ogni caso, è la promessa del segretario generale, «non abbiamo intenzione di fare sciopero in quelle giornate» e comunque il «problema è prevenire gli scioperi», possibilmente favorendo «rinnovi contrattuali, condizioni di sicurezza, assunzioni». Allo stato però «vedo piuttosto un tentativo di delegittimazione del sindacato e della Cgil in particolare che si sta allargando e che è insopportabile - ha concluso -. Non siamo disponibili a stare a guardare e siamo intenzionati ad agire sotto ogni punto di vista».