Perugia deserta - Ansa
Tutto rimandato; è stata rinviata a domani, mercoledì, l'audizione del ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, sullo scostamento di bilancio. Le commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato avrebbero dovuto ascoltare il ministro oggi alle 17,30 (appuntamento già slittato rispetto alle 10,30 fissate inizialmente) ma la seduta è stata sconvocata.
È atteso infatti un Consiglio dei ministri mercoledì mattina alle 8.30 che dovrà aggiornare la Relazione da inviare al Parlamento indicando un obiettivo di deficit 2020 più elevato rispetto al 2,5% annunciato nei giorni scorsi. La relazione votata dal governo giovedì scorso e attesa in Parlamento domani prevedeva uno scostamento di 6,35 miliardi. Ma vista l'emergenza crescente, e l'Italia intera ormai zona arancione, è maturata la convinzione di chiedere all'Ue maggiore flessibilità, arrivando sull'ordine dei 10-11 miliardi, fino ai 15. Da qui, l'esigenza di un nuovo Cdm che modifichi il voto di giovedì scorso.
Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri - Ansa/ Riccardo Antimiani
Nel frattempo è continuato l'incontro del premier con le opposizioni. E il tema principale è stato proprio quello, rilanciato sia dai governatori di Lombardia e Veneto che dal centrodestra di pensare a una chiusura totale delle attività economiche per 15 giorni. Una ipotesi di serrata generale; il premier Giuseppe Conte dal canto suo non ha escluso affatto la possibilità di adottare misure più restrittive, ove necessarie.
A Salvini, Meloni e Tajani, infatti, il presidente del Consiglio ha detto: «Vi assicuro che il Governo continuerà a rimanere disponibile e risoluto ad adottare tutte le misure necessarie a contrastare con il massimo rigore la diffusione del contagio».
Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno anticipato via social le proposte che il centrodestra sostiene per aiutare famiglie e imprese in piena emergenza da coronavirus. Nominare subito un commissario straordinario (e su questo pare il governo abbia fatto trapelare una apertura) con poteri di ordinanza sul modello di Guido Bertolaso dopo il terremoto di L'Aquila. Poi «tutti a casa per due settimane», spiega la leader di Fdi Giorgia Meloni via social. E ancora «chiusura in tutta Italia di tutte le attività salvo i servizi essenziali che vanno garantiti» (una ipotesi che trova d'accordo anche una parte del Pd, ma che pare il governo non sia interessato a prendere in esame per ora). Unita al «sostegno imponente dello Stato per tutelare aziende, lavoratori autonomi e posti di lavoro con sospensione di tributi, mutui, bollette e pagamenti di ogni genere, cassa integrazione per tutti e ammortizzatori sociali per Partite iva».
Alle nuove disposizioni assunte su tutto il territorio nazionale per far fronte all'emergenza coronavirus, infatti, «deve corrispondere una risposta immediata dello Stato per sostenere famiglie e imprese. Subito blocco dei mutui e delle tasse, con la cassa integrazione per tutti e con ammortizzatori sociali per i lavoratori autonomi». Fin dal primo momento, conclude Meloni, «abbiamo dato la massima disponibilità a collaborare, ora non perdiamo altro tempo. Gli italiani hanno bisogno di risposte e misure adeguate».
Il leader della Lega Salvini e di Fratelli d'Italia Meloni - Ansa/ Massimo Percossi
La decisione di chiudere tutto per due-tre settimane viene sostenuta anche dal segretario della Lega Matteo Salvini (e dai governatori di Lombardia e Veneto che la considerano una misura urgente soprattutto per il Nord) che cita il caso della zona rossa di Codogno. Lì «l'isolamento ha funzionato, è una bella notizia. Ma perché funzioni in tutta Italia bisogna chiudere tutte le attività (salvo quelle di vitale pubblica necessità) per due/tre settimane - sostiene, sottolineando però anche il silenzio che arriva da Bruxelles - con garanzia di copertura economica totale da parte dello Stato, dell'Europa e della Bce, e su questo cercheremo di convincere il governo».
Entrando a palazzo Chigi anche il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani ha annunciato che il centrodestra propende per una linea drastica e un piano da 30 miliardi. «Serve una zona rossa vera, controllata - spiega -. Bisogna chiudere quelle attività superflue e garantire i beni di primaria necessità e i servizi essenziali come le farmacie e i supermercati. Bisogna fare tutto quel che serve per salvare la vita dei cittadini».