C'è un «inconfutabile e ineludibile bisogno» delle riforme. Giorgio Napolitano lo ripete, scandendo le parole, nella cerimonia di insediamento dei 35 saggi nominati dal governo che dovranno preparare e sgrossare il lavoro del Parlamento che va ora ad esaminare il disegno di legge costituzionale approvato ieri mattina dal governo. Con l’obiettivo, sancito nero su bianco, di approvarlo «entro ottobre 2013». Perché «per fine ottobre 2014» dovrà esserci la «seconda deliberazione e l’approvazione finale della riforma». «In un anno e mezzo la riforma ci sarà», ha spiegato il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello. Ma «nessun governo a tempo», era dovuto intervenire il Quirinale con una nota durissima a replicare al «ridicolo falso» di un termine imposto all’esecutivo Letta, evocato da un articolo sul Fatto quotidiano.«Se in periodi e contesti politici così diversi, il tema delle modifiche costituzionali è riemerso» è stato il ragionamento di Napolitano, vuol dire che ce n’è grande bisogno. «Ma ora si aggiungono nuove ragioni legate al difficile momento che vive il paese», ha ammonito. Il che rende non più rinviabile l’esigenza di adeguare le istituzioni alle nuove sfide. «Dobbiamo farcela, non possiamo fallire», ha scandito Napolitano invitando a non cedere al pessimismo, all’unisono con il premier Enrico Letta, presenti anche i ministri Quagliariello e Franceschini. Letta dopo aver ripercorso anche lui i «30 anni di fallimenti», ha ribadito con forza: «Non possiamo più permettercelo».Il testo del ddl reso di pubblico dominio ieri, risente di questa esigenza. Asciutto nella formulazione, scandisce i tempi, concedendo 4 mesi al comitato bicamerale per formulare la sua proposta. Ma prima ancora il comitato dei saggi insediatosi ieri dovrà relazionare al Parlamento sulle implicazioni che ogni scelta di forma di governo presuppone. Quelle che, ad esempio, comporta l’eventuale adozione del semi-presidenzialismo alla francese, in relazione agli attuali compiti di garanzia attualmente affidati al capo dello Stato, rispetto alla magistratura e alle forze armate, difficilmente replicabili con un presidente eletto direttamente. A questo riguardo Napolitano si è molto rammaricato dei toni un po’ grossolani assunti dal dibattito sulle riforme in questi giorni, «mentre si tratta - è questo il lavoro che ha chiesto di compire agli esperti nominati dal governo - di mettere a fuoco tutte le implicazioni che ciascuna opzione comporta», ha raccomandato. Rifuggendo quindi da prese di posizione superficiali, partigiane o - peggio - di mero calcolo opportunistico. Il testo delimita anche il perimetro delle modifiche possibili, che dovranno intervenire sulla seconda parte della Costituzione, titolo primo (il Parlamento); titolo secondo (il presidente della Repubblica); il titolo terzo (il governo) e il quinto (Regioni, Province, Comuni).La legge o le leggi costituzionali approvate, stabilisce il testo del governo, potranno essere sottoposte a referendum confermativo se lo chiederanno cinque consigli regionali, 500mila elettori o un quinto dei membri del Parlamento. Pari pari come previsto dall’articolo 138 della Costituzione nel caso, però, che non si raggiungano i due terzi dei voti in Parlamento. Si tratta, quindi, tecnicamente di una sospensione a tempo della vigenza del 138 stesso, inserendo una finestra di opportunità per le istituzioni per procedere con maggiore speditezza, contingentando e accorciando i tempi (da tre mesi a uno fra la prima e la seconda lettura). Ma intanto ci sarà da correre per approvare questa norma che avvia la procedura di revisione accelerata. Con una lettura a tempo di record di Camera e Senato, seguita dai tre mesi di pausa, in base all’articolo 138, e una seconda lettura altrettanto rapida prevista per ottobre.<+copyright>