sabato 16 novembre 2013
​Il Guardasigilli: «Rifiuto ogni sospetto sulla correttezza del mio operato». In due faccia a faccia il ministro riceve il sostegno di Napolitano e Letta. Renzi insiste: «Deve andarsene» (di Vincenzo R. Spagnolo)
IL DOCUMENTO La lettera del ministro Cancellieri​
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​Il vero banco di prova sarà martedì, quando l’assemblea dei gruppi parlamentari del Pd sceglierà la linea da tenere in occasione del voto sulla mozione di sfiducia individuale presentata dal Movimento 5 Stelle alla Camera, che verrà messa al voto mercoledì mattina. Ma al momento la posizione del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, sul caso Ligresti non traballa, puntellata com’è non solo dalla sua orgogliosa e perentoria risposta via lettera di ieri sera, ma soprattutto dal sostegno garantitole ieri dal presidente del Consiglio, Enrico Letta, e dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, nel corso di due incontri avvenuti al mattino a Palazzo Chigi e nel pomeriggio sul Colle.Di ritorno dal Quirinale, alle 17, il Guardasigilli ha inviato via mail a giornali e agenzie una lettera aperta: «Rifiuto qualunque sospetto sulla correttezza del mio operato e sul rispetto delle regole come cittadina e come ministro», scrive, respingendo le nuove accuse scaturite dalla pubblicazione di articoli che sostengono l’esistenza di diverse telefonate fra le utenze sue e del marito, Sebastiano Peluso, e quelle della famiglia Ligresti.Le nubi nere sul dicastero di via Arenula durano dall’inizio del mese, dopo la pubblicazione di un articolo su la Repubblica (che riferiva il contenuto di una telefonata fra il ministro e Gabriella Fragni, madre di Giulia Ligresti, figlia dell’ex patron di Fonsai Salvatore, arrestata con lui a luglio per un buco in bilancio da 300 milioni e condannata a settembre a due anni e 8 mesi). Nella chiamata, datata 17 luglio, il ministro si diceva preoccupato per la vicenda, assicurando alla Fragni: «Conta su di me». La Ligresti, ammalatasi d’anoressia, è stata scarcerata a settembre, dopo la condanna. E l’interessamento del Guardasigilli per «una detenuta malata» non pare aver avuto alcun effetto, come ha confermato la procura di Torino («Il Gip ha deciso solo in base ai fatti»). Nel chiarimento alle Camere del 5 novembre, il ministro ha ribadito di non aver mai interferito con la magistratura, pur ammettendo il proprio «rammarico» per quella telefonata inopportuna. I partiti di maggioranza (Pd, Pdl e Sc) l’hanno sostenuta esplicitamente, mentre M5S, Lega e Sel hanno chiesto le sue dimissioni. Ma alcuni esponenti democratici, in primis Matteo Renzi, hanno continuato a manifestare dubbi sulla scelta e la pubblicazione, giovedì, di rivelazioni su ulteriori telefonate, li ha spinti a tornare alla carica. Ha suonato la carica Pippo Civati («Serve un’assemblea per decidere») e ieri l’hanno seguito gli altri candidati alle primarie: Gianni Cuperlo («Il ministro valuti se ci sono le condizioni per proseguire»); Gianni Pittella («Si dimetta, non resti nel limbo»); ancora Renzi («Non cambio idea: al suo posto, me ne sarei andato»).Ai detrattori il ministro replica per iscritto: «Si sostiene che io abbia omesso di riferire circostanze rilevanti o peggio che abbia mentito al Parlamento il 5 novembre scorso» e che «abbia riferito circostanze non vere al Pubblico Ministero che mi ha ascoltato il 22 agosto», protesta. «Costretta a tornare su una storia che ritenevo di aver definitivamente chiarito», la Cancellieri entra nei dettagli: «Non ho mai nascosto la mia lunghissima amicizia con Antonino Ligresti» – scrive, ricordando di averne riferito sia ai magistrati che in Parlamento. E un’amicizia, spiega, «implica una frequentazione fatta anche di conversazioni e di contatti telefonici». Poi cita due chiamate del 19 e del 21 agosto e aggiunge: «Su cosa avrei mentito appare incomprensibile. Mio marito ha avuto contatti telefonici con Antonino Ligresti», «nostro amico» e «medico», e «mi sono rivolta spesso a lui per consigli su problemi di salute miei e dei miei familiari», anche in quel periodo, quando «ero reduce da un intervento chirurgico». Insomma, conclude, «nessuna interferenza vi è stata rispetto alla vicenda processuale dei Ligresti da parte mia». E ora «si ipotizza che l’avrebbe fatto mio marito, soltanto perché si trova in tabulato la traccia di alcune conversazioni». Congetture infondate, insomma, secondo il Guardasigilli, che non teme nuove rivelazioni: «Mi sembrerebbe veramente difficile, non so quali sforzi di fantasia dovrei fare per immaginare fatti penalmente rilevanti», conclude in serata parlando al Tg1. Ma sa di essere ancora sub judice fino al voto sulla mozione di sfiducia: «Il mio impegno prosegue con determinazione, in attesa dell’incontro importante di mercoledì quando il Parlamento farà la sua scelta».

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