I carabinieri del Ros hanno arrestato una quarta persona implicata nel sequestro. E' un albanese come uno degli tre accusati di aver rapito l'imprenditore. Si chiama Simon Halilaj e ha 26 anni. E' stato bloccato nel suo appartamento mentre dormiva. L'uomo è un dipendente di Pieluigi Destri, il settantenne imprenditore edile ritenuto il capo della banda e ideatore del sequestro, oltre che carceriere di Andrea nella cantina del suo villino. Ieri erano finiti in manette oltre allo stesso Destri, Davide Bandoni, 23 anni, suo nipote
(foto), e Fabijan Vila, 20 anni, operaio edile albanese. Interrogati, uno di loro avrebbe già ammesso le proprie responsabilità, fornendo indicazioni sullo schema organizzativo della banda che ha messo in atto il sequestro.Secondo quanto riferito dagli inquirenti, sarebbero almeno sette le persone che potrebbero aver avuto un ruolo attivo nel sequestro di Andre Calevo, ma il gruppo su cui la procura sta indagando è composto da circa altri venti soggetti.
Il bitz.L'hanno trovato in una cantina buia, in catene, barba lunga, occhi cerchiati e quando gli hanno detto «Andrea, siamo carabinieri» si è sciolto in lacrime e ha detto «Grazie». Finisce così, a Sarzana, il sequestro di Andrea Calevo, imprenditore spezzino rapito nella sua villa di Lerici il 16 dicembre da Pierluigi Destri, pluripregiudicato di 70 anni, con il nipote Davide Bandoni, 23 anni e l'albanese Fabijon Vila, 20 anni.Il blitz di Ros dei carabinieri e Sco della polizia è stato deciso ieri sera dopo che gli inquirenti hanno avuto la certezza che Calevo si trovava nella casa di Destri, dopo che il gruppo era stato tradito dall'intercettazione di un'ordinazione di una sola pizza. È stato l'indizio che ha fatto pensare che in quella villetta ci fosse l'ostaggio.Appuntamento alle 9 davanti alla caserma dei carabinieri di Sarzana con due furgoni-civetta e macchine private. A mezzogiorno, tre elicotteri in voli concentrici sulla zona industriale di Sarzana. I Ros e la polizia fanno irruzione nella villetta. I carabinieri sentono che Calevo fa rumore per farsi trovare: lo individuano spostando un armadio che nascondeva la porta dello scantinato. Era lì da 15 giorni. In catene, che però riusciva a togliersi e a rimettere quando arrivavano i rapitori.«Mi avete fatto rinascere», ha detto ai militari. Andrea è stato visitato e poi ha potuto abbracciare sua madre Sandra e sua sorella Laura che con la fidanzata Ines aspettavano nella villa di Lerici. «È stato bellissimo riaverlo», ha detto la madre mentre Laura ha ringraziato tutti.«Certo, ho avuto paura che mi ammazzassero - ha detto il giovane imprenditore -. Lì ho perso la cognizione del tempo. Non sapevo se fosse giorno o notte nè se fosse già il primo gennaio. Pensavo di essere in una zona molto isolata». Dice, Andrea, che «la mattina facevo le flessioni, poi cercavo di camminare un po'. Poi mi portavano da mangiare». Lo ha avvicinato sempre una persona sola con il volto coperto. Il capo della Dda genovese Michele Di Lecce, il capo dello Sco Maria Luisa Pellizzari e il generale dei Ros Parente hanno confermato che la banda aveva chiesto un riscatto con due lettere in un unico plico arrivate il 21 dicembre: una dattiloscritta con la richiesta di 8 milioni e una di Andrea che chiedeva alla madre di aderire alle richieste della banda. Il primo contatto con la famiglia c'era stato già per telefono, da una cabina telefonica che si trova in piazza dei Miracoli a Pisa, poi il silenzio fino al 21 dicembre quando Sandra Calevo ha ricevuto la lettera. A quel punto gli investigatori, che già avevano identificato la banda, hanno deciso di agire. L'ultimo vertice ieri sera, stamani il blitz.