A far crescere il nervosismo non è solo il declassamento di Fitch. Su quel versante sono arrivate immediate e forti le rassicurazioni del ministro Vittorio Grilli: il Tesoro farà di tutto per mantenere i conti del Paese in sicurezza. Il vero problema – lo dice anche l’inquilino di via XX Settembre – è l’incertezza politica e istituzionale in cui è caduta l’Italia. È il caos che ci espone alle speculazioni e che non trova risposte serie nell’azione dei principali leader politici. C’è bisogno di arrivare in fretta a un nuovo governo, ma il tentativo di Bersani di chiudere con Grillo un’impossibile intesa su un esecutivo di minoranza sostenuto da M5S blocca i possibili scenari alternativi. E un ipotetico piano B potrebbe essere ancora meno lineare del piano A: partire dai numeri di Pd-Sel e Scelta civica per cercare di costruire una nuova maggioranza con una "caccia" a singoli senatori di Pdl e M5S rischia di essere un’operazione che costringerebbe un eventuale nuovo governo a numeri incertissimi e ballerini. Film già visto.È un quadro cupo, oggi ancora più di ieri. C’è un bisogno di immediate misure per rilanciare l’economia e il capo di Cinque Stelle dimentica le attese e le speranze anche di chi l’ha votato e preferisce – pare – concentrarsi su una simbolica (ma anche evocativa) "marcia sul Parlamento". E poi c’è il nuovo rovente capitolo della guerra tra Berlusconi e un pezzo di magistratura a rendere tutto ancora più allarmante. Non si vede una vera via d’uscita. Non si coglie un serio segnale di attenzione ai ripetuti e accorati appelli del capo dello Stato. Si vede invece un lento scivolare verso un sin troppo evocato voto a giugno. Vorrebbe dire esporre il Paese a rischi altissimi: se non si cambia legge elettorale, quasi certamente ci si troverà a fare i conti con un’altra situazione di ingovernabilità. La settimana che si apre sarà forse decisiva. E il voto sulle presidenze di Camera e Senato potrebbe segnare o il preambolo di un’intesa (magari "alta") destinata ad allargarsi alla nomina del nuovo capo dello Stato e al via libera a un nuovo governo o il timbro definitivo su una confusione istituzione di chi nessuno può prevedere l’esito. Al Quirinale il quadro è chiaro e la preoccupazione è forte. Forse Giorgio Napolitano tornerà a battere un colpo perché davvero il Paese rischia di pagare un prezzo pesantissimo.
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