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Non si tratta solo di preservare e rispettare, è giunto il momento di ripristinare la naturale bellezza del nostro pianeta. "Restore our Earth" (Ripariamo la nostra Terra, ndr) è il tema della Giornata della Terra 2021 che si celebra oggi in tutto il mondo. L’emergenza pandemica non ha cancellato l’emergenza climatica. Anche se persino la piccola (oggi 18enne) Greta Thunberg ha deciso di rivolgere il suo interesse in questo momento ai Paesi in via di sviluppo per sostenerli con la diffusione del vaccino, sono in molti a collegare le due grandi emergenze. Anzi, la prima è figlia della seconda. Come sottolinea il tema di quest’anno, cioè, solo un Pianeta sano è garanzia di sussistenza, lavoro e salute per l’umanità.
«Dobbiamo riflettere sul fatto che quello che è avvenuto è un indicatore evidentissimo di come gli squilibri legati all’indebolimento della biodiversità sul pianeta portino all’emergere di nuove dinamiche legate a fitopatie e a emergenze sanitarie» afferma Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao. Diventa importante quindi, contro il degrado e il cambiamento climatico, non solo rispettare l’ambiente che ci circonda con le sue piante e i suoi animali, ma tentare di "riparare" quello che negli anni l’uomo ha distrutto.
Secondo l’associazione ambientalista Wwf, i sistemi alimentari provocano l’80% di perdita di biodiversità. L’agricoltura, sottolinea la Ong, è uno dei principali responsabili del cambiamento climatico e la prima causa di deforestazione mondiale per fare spazio a monocolture e allevamenti. L’incremento di utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici, poi, ha sconvolto la chimica del Pianeta e inquinato ecosistemi e reti alimentari. Una delle chiavi del cambiamento si trova nelle abitudini alimentari dei singoli. «Il Pianeta ha mostrato la finitezza delle proprie risorse e la fragilità dei propri meccanismi di funzionamento. Dobbiamo correre ai ripari a cominciare da oggi, dalla prossima spesa che faremo – afferma Eva Alessi, responsabile consumi sostenibili e risorse naturali di Wwf Italia – È fondamentale modificare i sistemi alimentari, dalla produzione al consumo, per renderli più resilienti, inclusivi, sani e sostenibili, tenendo conto delle necessità umane e dei limiti del Pianeta. Quattro sono le aree in cui è urgente agire: in campo, in mare, a tavola e nella riduzione di perdite e sprechi alimentari. Il cibo è la leva più potente per migliorare la salute umana e degli ecosistemi».
Anche gli allevamenti intensivi finiscono nel mirino per la salvaguardia dell’ambiente e la salute dell’uomo. E sono in molti ormai a chiederne lo stop. Se il sistema attuale di intensificazione dell’agricoltura e dell’allevamento resterà tale, «da solo porterà ad un aumento delle emissioni di gas serra del 77% entro il 2050» avverte Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa. «Al contrario, se riducessimo del 50% il consumo di carne, latte e uova nell’Unione europea, riusciremmo a ridurre le emissioni del 25-40%».
I cambiamenti climatici hanno un impatto diretto sulla vita quotidiana. Ce l’hanno anche in Italia e non solo quando si parla di deforestazione dell’Amazzonia. «La desertificazione sta salendo lungo la Penisola – avverte Massimo Gargano, direttore generale Anbi, l’Associazione nazionale che tutela il territorio e le acque irrigue –. Anni fa era solo un problema del Sud, oggi lo è per il Centro-Nord». E desertificazione significa anche estinzione degli habitat naturali e della biodiversità. «Bisogna pensare anche alle persone più colpite, dal clima e dalla pandemia» sottolinea Martina Comparelli del movimento Fridays for future. «Non esiste non considerare i "mapa", most affected people and areas (le persone e le aree più colpite, ndr) – aggiunge –. Il segretario dell’Onu ha chiesto ai governi più solidarietà».