venerdì 10 aprile 2020
Per la capogruppo di Forza Italia al Senato dal governo sono arrivati solo no, il voto non è una priorità ma serve visione. «Chi ci perde è il Paese, ma niente cambi in corsa ora serve responsabilità»
Bernini: «Tradito l'appello del Colle»

Ansa/Fabio Frustaci

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«Non c’era volontà di dialogo », per Annamaria Bernini. «Alle nostre proposte la maggioranza ha opposto solo dei no», denuncia la capogruppo al Senato di Forza Italia.

Che cosa non ha funzionato?

Non ha funzionato la squadra e, evidentemente, neanche l’allenatore. Non era interessato al nostro contributo. Siamo stati disponibili a ogni tipo di confronto, abbiamo offerto al governo soluzioni semplici per aggredire da subito il dramma della mancanza di liquidità per famiglie e imprese. Ci eravamo perfino illusi che le nostre idee avessero trovato cittadinanza nei colloqui con il ministro Gualtieri, almeno per i decreti successivi. Così non è stato e temiamo che continuerà ad essere così. Con la fiducia il governo ha detto no a tutte le nostre proposte, no ai 1.000 euro per commercianti e profes- sionisti, no ai voucher per agricoltura e turismo, no al rinvio di tutte le tasse almeno fino a fine anno. Conte ha scelto uno schema di gioco in solitaria, che non lo porterà lontano.

Forza Italia non ci perde di più, lasciando campo libero a visioni sovraniste già prevalenti nell’alleanza?

Chi ha perso davvero è il Paese, al quale avremmo voluto dare sicurezze e prospettive. Ricordo che al tavolo col governo ci siamo presentati come centrodestra unito, con un ventaglio di proposte che abbiamo scritto insieme e che ancora adesso riteniamo le migliori per aiutare gli italiani ad affrontare questi giorni complessi. Forza Italia ha un’identità che è radicata nella sua storia e che ci rende il punto di equilibrio all’interno dell’alleanza. Il nostro ruolo è determinante ieri come oggi. E sarà decisivo domani.

Ci sono margini per riprendere in aula il dialogo? Vi aspettate un’altra iniziativa di Mattarella?

Le parole del capo dello Stato sono state un monito in un momento veramente drammatico. Ha sentito il dovere di tranquillizzare gli italiani disperati per l’incertezza e la confusione in cui li ha gettati il governo, tra bozze di decreti, ordinanze e autocertificazioni che si collezionano come figurine. Ha dettato un metodo che avrebbe dovuto ispirare più il governo che le opposizioni. Spiace che le sue parole siano state ignorate e non da noi che ci siamo messi subito a disposizione. Il filo del dialogo si può riprendere se c’è il riconoscimento di aver sottovalutato quell’appello. Una cosa è certa. Forza Italia non è più disponibile a restare in panchina. O il governo cambia subito passo e ci coinvolge già dal prossimo decreto, o si assume da solo la responsabilità di non dare un futuro al Paese.

Se cade Conte - Draghi non risulta sia disponibile - resterebbe solo il voto anticipato. Potrebbe essere la strada?

Adesso dobbiamo pensare a uscire dall’emergenza sanitaria e a come contenere i danni dell’emergenza economica, che rischia di diventare sociale. Il nostro giudizio sul governo Conte resta fortemente critico e continuiamo a essere profondamente diversi e distanti dalle sinistre di ieri e di oggi. Tuttavia, questo è il tempo della serietà e della responsabilità, non quello di immaginare nuovi scenari politici. Il voto è sempre la via maestra, ma abbiamo la lucidità di dire che ci sono altre priorità. Né ci interessano cambi in corsa, il gioco delle poltrone non ci appassiona perché non è spostando qualche pedina che si risolvono i problemi. Serve una visione di futuro, scelte chiare e coraggiose, e di certo non resteremo in silenzio.


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