Silvio Berlusconi - ANSA
Quando Berlusconi annunciò che “scendeva in campo” ero con la vicedirettrice di “Panorama”, per il quale scrivevo, e lei esclamò: «Ci squalifica tutti!» Perché Berlusconi si schierava con Fini e lei prevedeva che avrebbe perso di brutto e tutta l’azienda sarebbe stata qualificata come neo-fascista. Non andò così. Berlusconi non perse e l’azienda continuò a esser qualificata come prima. Berlusconi aveva una visione politica lunga.
Mi son trovato più volte a convegno con esponenti di Forza Italia e ne approfittavo per porre loro la domanda: «Chi è Berlusconi per voi?». Rispondevano: «Un imprenditore dal fascino immenso». Erano ammaliati da lui. Perciò Berlusconi aveva potere. Hai potere quando puoi influire sulle vite altrui, e Berlusconi nominava, incaricava, spostava, creava, distruggeva. La prima volta che salì su un palco per raccogliere consensi, un ascoltatore della prima fila urlò ad alta voce: «Silvio, facci luce!». Sono convinto che fu un intervento concordato.
Niente nelle apparizioni pubbliche di Berlusconi era improvvisato, tutto era studiato. Anche quel foglio bianco e vuoto, in formato A 4, piegato verticalmente in due, che stringeva nella mano destra e agitava continuamente in aria. Molti si son chiesti cosa ci fosse scritto. Probabilmente nulla. Ma stare seduto davanti alla telecamera agitando un foglio piegato in due, dà l’impressione che chi ha quel foglio ha informazioni, dati segreti, conoscenze. Chi ha dato a Berlusconi quel foglio in mano gli ha dato un’arma, un foglio bianco in tv è come una pistola.
A me Berlusconi m’ha rovinato la vita, ha preso un mio figlio, che lavorava per lui a Canale 5, e l’ha mandato a Los Angeles come suo rappresentante, e a Los Angeles è ancora. L’ho perduto. Mi chiedo se quel figlio si sentisse più legato al padrone o al padre. Al padrone, probabilmente. Berlusconi aveva il potere di creare ciò che non c’era e ricreare ciò che non c’era più. Aveva due reti tv e tutti si chiedevano se non erano troppe, in quel momento sul mercato si offrì una terza rete, che andava economicamente male, Berlusconi la comprò e subito quella rete cominciò a generare profitti, dunque il nuovo padrone era un Re Mida, ciò che toccava diventava oro.
I detrattori di Berlusconi ripetono che la sua fortuna dipendeva da Craxi: Craxi lo favoriva, e Berlusconi fioriva. Lo favoriva lasciando che si sviluppasse selvaggiamente il campo delle tv private. Berlusconi ne approfittò, ma nessun altro aveva intuìto le enormi potenzialità economiche e politiche del nuovo business. Era un uomo d’affari e di potere. Non di famiglia. Le olgettine, la nipote di Mubarak, le cene eleganti, la seconda e terza moglie, sono le tristanzuole ombre che un biografo benigno deve sforzarsi di cancellare. Ma questo è un problema onnipresente in tutte le biografie.