giovedì 29 gennaio 2009
L'Europa declina la richiesta italiana di intervenire nello scontro diplomatico col Brasile sull'estradizione dell'ex-terrorista. La Russa: «No alla partita di calcio amichevole tra le nazionali». La Figc: «La partita si svolgerà il 10 febbraio, come previsto». E Battisti rivela: «Ad aiutarmi a fuggire in Sud America un membro dei servizi segreti francesi».
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Sul caso Battisti l’indignazione italiana inizia a creare un varco nel muro di gomma brasiliano. Suona però beffarda, e rischia di riaprire un fronte diplomatico con la Francia, un’intervista dell’ex terrorista al giornale brasiliano Istoe: «L’idea della mia fuga in Brasile fu di un agente dei servizi segreti francesi», dice Cesare Battisti, rifugiato in Francia dal 1990 al 2004. Fu lo stesso agente francese, ricostruisce Battisti, a procurargli un passaporto per espatriare. Ma Carla Bruni non avrebbe svolto alcun ruolo: «Non aveva alcun motivo per intervenire a mio favore». Battisti, che definisce «enorme ed esagerata» la reazione italiana, continua a professarsi estraneo a tutti i crimini per i quali è stato condannato (in contumacia) a quattro ergastoli, compreso il ferimento di Alberto Torregiani, da 30 anni costretto su una sedia a rotelle. «Lui – sostiene Battisti – sa che io non ho nulla a che fare con tutto questo». Un avvocato italiano nel processo. Franco Frattini non crede a questa versione sul ruolo dei servizi francesi, e intanto continua a sperare nel pronunciamento della Corte suprema, nonostante il parere negativo all’estradizione già espresso dalla Procura federale, motivato con lo status di rifugiato riconosciuto all’ex terrorista, che ora rischia di pesare anche sul verdetto finale, nel procedimento che si apre lunedì. Ma dal Brasile arriva un’importante novità: il ministro del Supremo Tribunale Federale brasiliano Cezar Peluso ha stabilito che l’Italia ha il diritto di presenziare con un avvocato nel processo. È il primo, vero, riscontro, alla nostra offensiva giuridico-diplomatica. «Lula ha detto che il caso è chiuso per il governo brasiliano. Ma la Corte Suprema non è il governo», dice il ministro degli Esteri Frattini. Lo Stato italiano è stato ritenuta «parte nel processo», e ora ha «cinque giorni per manifestarsi, incluso per rispondere, volendo, tramite messaggio scritto». La Ue si tira fuori: «Nessuna competenza sul caso». Si rivela invece velleitaria un’altra iniziativa assunta dal governo, attraverso il ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi, che ha scritto al vicepresidente della commissione Ue Jacques Barrot, per chiedere un pronunciamento della Ue rispetto alla «grave offesa» ricevuta dall’Italia. Ma la risposta è giunta tempestiva e spiazzante: la Commissione europea «non ha nessuna competenza ad intervenire su una questione bilaterale fra Brasile e Italia», fa sapere Michele Cercone, portavoce del commissario alla Giustizia, Libertà e Sicurezza. Risposta giudicata «del tutto insoddisfacente» dal capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. Ma a sorpresa è Gianfranco Fini, del quale Ronchi è stato portavoce, a sostenere invece che la risposta di Barrot «è incontestabile». Il presidente della Camera conviene che «non c’è una competenza della Ue. Credo – aggiunge – che la lettera di Ronchi volesse solo attirare l’attenzione, ammesso che ve ne fosse bisogno». Le polemiche sull'amichevole di calcio. An ne fa una questione "sua". Alla proposta del sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica, di sospendere l’amichevole di calcio Italia-Brasile si associano i ministri Ignazio La Russa e Giorgia Meloni. «Io questa partita la abolirei», dice il ministro della Difesa, e reggente del partito. «Non mi pare il caso in questo momento – sottolinea La Russa – di fare nulla di amichevole con un Paese che fa circolare un terrorista e assassino sulle spiagge di Rio». Ma intanto l’organizzazione dell’amichevole in programma il 10 febbraio all’Emirates Stadium di Londra, «prosegue con serenità», fa sapere il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete. Il che lascia presupporre che su questa strada non c’è da attendersi novità. Tanto più che è lo stesso Frattini a sostenere che, a suo avviso, la partita va giocata. Una denuncia contro Carla Bruni. L’indignazione prende anche altre strade. Bruno Berardi, presidente dell’associazione vittime del terrorismo, ha depositato una denuncia penale contro Carla Bruni. E, in Brasile, si fanno sentire i rappresentanti della folta comunità italiana: per loro è «assolutamente riprovevole» la scelta del governo.
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