sabato 22 febbraio 2025
Il gesto del discusso ideologo Usa spinge il lepeniano Bardella rinuncia a intervenire alla convention dei conservatori Usa. La presidente del Consiglio invece conferma il videocollegamento
Il gesto "incriminato" di Steve Bannon

Il gesto "incriminato" di Steve Bannon - Ansa

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Bardella si dissocia, Meloni no. Il discusso gesto di Steve Bannon alla convention dei conservatori Usa (Cpac), apparentemente un saluto romano, spacca in due la destra europea. Il giovane leader dei lepenisti francesi compie un gesto dirompente: presente a Washington, comunica la rinuncia al suo intervento denunciando «un gesto che faceva riferimento all'ideologia nazista ». Una decisione che velocemente dagli Usa rimbalza a Roma, perché oggi pomeriggio, alle 19 ore italiane, al Cpac è previsto un videocollegamento o un messaggio registrato di Giorgia Meloni, che alla convention ha partecipato in presenza nel 2022. E prima ancora che le opposizioni iniziassero il pressing per spingere la premier a emulare Bardella, a Palazzo Chigi era iniziata una «riflessione» sul da farsi. A sera, però, nessuna retromarcia è stata comunicata. E dunque, allo stato dei fatti, l’intervento ci sarà. Da Washington, dove è presente una delegazione dei Conservatori europei, gli ufficiali di collegamento tra Meloni e Trump confermano l’intervento. Antonio Giordano, segretario generale di Ecr e deputato di Fratelli d'Italia, spiega: «Non ho ragione di ritenere che cambi qualcosa rispetto all’intervento, che sarà come sempre ottimo. Ero in platea durante l’intervento di Bannon e non mi è parso assolutamente abbia fatto un saluto nazista. Inviterei la sinistra a smetterla di fare polemiche sul nulla e a confrontarsi sulle idee». Giordano ce l’ha con le opposizioni italiane, che a partire da Schlein martellano perché Meloni non intervenga. Ma il problema di FdI è il gesto di Bardella e la nota di Rassemblement national, in cui non si ravvisano i dubbi interpretativi segnalati dal meloniano Giordano, sebbene si precisi che al momento del gesto di Bannon Bardella «non era in sala».

La presa di posizione del presidente lepenista è un problema anche per la Lega di Matteo Salvini. Perché Rn in Europa milita con il Carroccio nel gruppo dei “Patrioti”. E dunque il cugino francese del vicepremier rompe l’idea che tutta la destra radicale del Vecchio Continente stia acriticamente con Trump, Musk e Bannon. Tornando alle «riflessioni» di Meloni. Da un lato non esserci rappresenterebbe uno strappo con Trump in un momento delicato. Dall’altro lato, però, la presenza la esporrà a critiche feroci. In serata ancora si ragiona, soprattutto sul fatto che Bardella e Le Pen hanno forti imbarazzi circa la posizione di Trump sull’Ucraina, e quindi l’abbandono plateale del Cpac fa gioco a Rn in chiave interna. Inoltre, anche il reale “peso” di Bannon nella galassia trumpiana viene molto minimizzato, quasi ridotto a folklore, mentre nel Cpac, si osserva, «convivono diverse anime». Pensieri che portano a confermare la videopresenza. D’altra parte il discorso è pronto: se pronunciato, Meloni esalterà i «valori comuni » e, in riferimento a Kiev, invocherà «unità transatlantica». «Abbiamo gli stessi interessi», dirà. Tornando però a usare la dizione «pace duratura» al posto di «pace giusta», utilizzata sino a poche settimane fa. È uno spostamento di linea che era già emerso nella telefonata con cui comunicava al canadese Trudeau la sua assenza al G7 di lunedì. E mentre in serata Bannon da Washington si scaglia contro Bardella «ragazzino che si fa la pipì addosso e non potrà mai guidare la Francia», a Roma le opposizioni comprendono gli imbarazzi della premier, alle prese con una destra europea critica verso il nuovo corso trumpiano. Elly Schlein lo sa, e incalza: «Si dissoci, si sta dimostrando una vassalla», dice la segretaria del Pd alla premier. Tutto il centrosinistra spinge in questa direzione. E alla fine anche Conte (M5s) è costretto a iniziare la correzione di rotta: «Molte posizioni di Trump sono inquietanti».

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