Tassa scaccia tassa. La sospensione - per ora fino al 1° ottobre - del temuto aumento dell’Iva (dal 21 al 22%) alla fine c’è. Poi «sarà il Parlamento a decidere», afferma Enrico Letta. Ma per finanziare questo slittamento e porre fine al rebus della necessaria copertura, sono state messe in campo altre tasse: sale l’acconto dell’Irpef (dal 99 al 100%, in questo caso per la sola seconda rata), mentre per le imprese sfonda quota 100 (va al 101%) quello Ires e arriva addirittura al 110% (dal 100%) l’acconto dell’Irap. Inoltre, dopo tanto parlare, c’è anche la "stangatina" sulle nuove sigarette elettroniche, con l’imposta di consumo che passa al 58,5% del prezzo di vendita al pubblico. Coperture che hanno fatto subito risalire la "temperatura" nel Pdl.Come per l’Imu, il governo Letta ha preso tempo anche sull’imposta sui consumi, che rischiava di aggravare la recessione in cui l’economia già si trova. «Le garanzie le abbiamo già date in Consiglio dei ministri, tutto è fatto dentro gli impegni Ue, non ci sono sforamenti né nuovi debiti», ha detto nel pomeriggio il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, per rassicurare a Bruxelles i colleghi alla riunione Ecofin. Ma per qualcuno il paniere di misure alternative è anche peggio del rinvio dell’Iva. A lamentarlo è il centro studi della Cgia: per l’associazione degli artigiani di Mestre, il loro costo in realtà copre abbondantemente lo slittamento fino a fine anno dell’incremento Iva, stimato dal governo in circa 2 miliardi di euro (1 miliardo a trimestre). Secondo la Cgia arriverebbe anzi fino a 2,62 miliardi. Insomma, lo Stato potrebbe persino guadagnarci di più. E la "toppa" sarebbe peggio del buco. Anche se va precisato che la misura sugli acconti tecnicamente non si può configurare come un incremento di tassazione, ma è solo l’anticipo di quanto si dovrà comunque pagare.È quello che si sottolinea anche dal Tesoro: «Non si tratta di un aumento di pressione fiscale». Peraltro le indicazioni di via XX Settembre sulla copertura sono ancora frammentarie: il prospetto esatto sarà disponibile solo oggi. Un’incertezza che ha alimentato la polemica politica. Con una parvenza di divisione nel Pdl: se il vicepremier Angelino Alfano s’è mostrato cauto («Qui parliamo di miliardi sonanti, non sono fichi secchi»), all’attacco è andato il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta: «Nella stragrande maggioranza queste coperture sono delle partite di giro, al limite del raggiro. Non sono una cosa seria».
Una piccola beffa, insomma, perché un’imposta che resta ferma (l’Iva) è coperta da un altro aumento, seppur virtuale. E che va in senso opposto a quanto due anni fa decise Mario Monti, che sempre per venire incontro ai cittadini tartassati ridusse l’acconto Irpef dal 99 all’82% (poi passato al 96%). Anche per le banche c’è un aggravio: sale al 110% l’acconto che sono tenute a versare sulle ritenute sugli interessi e i redditi da capitale. Mentre l’imposta che pesa sulle sigarette elettroniche è fortemente contestata dai produttori perché estesa a tutti i componenti delle e-cig: dal liquido ai serbatoi, fino alla batteria. Intanto si muove pure l’ex ministro Giulio Tremonti: ha presentato un emendamento (al decreto che ha sospeso l’Imu) per bloccare del tutto l’Imu prima casa e l’Iva per tutto il 2013. Per chiudere: con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale scatta il rincaro (già previsto) dell’imposta di bollo: quella fissata a 1,81 euro passa a 2, mentre quella di 14,62 va a 16.