Il capo dello Stato Mattarella a Milano con alcuni migranti - Ansa
Col suo carico di migranti, la nave Libra della Marina Militare è ancora in navigazione. I calcoli di bordo ipotizzano che possa attraccare fra stasera e domattina nel porto albanese di Schengjin. Trasporta 16 migranti: 6 di nazionalità egiziana e 10 bengalesi. Erano a bordo di alcuni barchini, intercettati l’altra notte da motovedette militari italiane in acque internazionali. A Lampedusa sono stati trasbordati sulla Libra, che ha messo la prua verso l’Albania, dove i due centri di Schengjin (un hot spot di prima accoglienza e identificazione) e Gjiader (per permanenze di maggior durata) sono operativi da alcuni giorni. Nelle stesse ore, da Milano, durante una visita al Centro orientamento immigrati della Fondazione Franco Verga, è il capo dello Stato Sergio Mattarella a soffermarsi sull’apporto dato dai fenomeni migratori alla crescita del Paese: «Oggi gli immigrati non vengono più dal Mezzogiorno d'Italia, ma da più lontano, da Paesi europei come l'Ucraina, aggredita da una guerra insensata, dai Balcani, da altri continenti, gravati anch'essi da condizioni insostenibili - considera il presidente della Repubblica -. Altri sono anche gli attori di un lavoro prezioso che tende a inverare gli obiettivi di solidarietà» posti dalla Costituzione alle basi della nostra convivenza. L’auspicio di Mattarella è che «l'impegno per la coesione sociale, l'accoglienza, il progresso, l'integrazione, il divenire della cittadinanza, sia un'attività permanente».
Lo screening sui migranti
Quello di ieri è il primo gruppo trasferito in Albania dalla firma dell’intesa - ormai quasi un anno fa - fra i due premier Giorgia Meloni ed Edi Rama, per smistare parte dei migranti verso un Paese extra-Ue, con l’intento di scoraggiare gli arrivi irregolari. Il numero esiguo fa pensare a un primo test, specie se paragonato alla stazza di nave Libra (lunga 81 metri, con 70 marinai di equipaggio e potenti motori diesel che consumano notevoli dosi di carburante). I 16 sono stati scelti dopo un primo screening: sesso maschile, persone non vulnerabili, provenienti da uno dei cosiddetti “Paesi sicuri”. Caratteristiche che, nelle intenzioni del governo, li renderebbero candidabili ai controlli accelerati di frontiera legati all’accordo.
La Corte Ue e i «Paesi sicuri»
Secondo l’intesa, ogni anno potranno essere inviati nella nazione balcanica fino a 36mila migranti, purché provenienti dalla lista dei Paesi sicuri (il che dovrebbe rendere ardua la possibilità che ottengano un sì alla domanda d’asilo). Al momento, la lista italiana contempla 21 Paesi sicuri (prima erano 15), fra cui Bangladesh ed Egitto, appunto, ma anche Costa d'Avorio e Tunisia. Solo da queste 4 nazioni, l’anno passato sono approdate in Italia 56.588 persone. Ma una recentissima sentenza della Corte di Giustizia Europea potrebbe fare da granello di sabbia per l’ingranaggio del governo: in un caso che riguarda la Repubblica ceca, la Corte ha affermato che un Paese extra europeo non può essere dichiarato “sicuro” a meno che il suo intero territorio non sia ritenuto privo di pericolo. E se la sentenza venisse applicata da tribunali italiani, i migranti di alcuni dei 21 Paesi (afflitti da conflitti interni o tensioni sociali) potrebbero non essere “inviabili” in Albania.
Gli strali delle opposizioni
Oggi i nodi dell’intesa potrebbero essere sottoposti alla premier Giorgia Meloni, mentre riferirà in Parlamento sull’imminente Consiglio Europeo. Lo avverte il Pd, che con la segretaria Elly Schlein accusa il governo di «buttare 800 milioni di euro», invece di investirli sulla Sanità, «per un accordo di deportazione di migranti, in violazione dei diritti fondamentali e in spregio a una sentenza della Corte di giustizia europea che ne fa scricchiolare l’impianto». Domenica Meloni ha ribattuto alle critiche della Ong Sea Watch sugli “sprechi milionari”, confermando l’intenzione di proseguire e ironizzando sullo «scandalo» di un «governo che lavora per difendere i confini italiani e fermare la tratta di esseri umani».