La vicepresidente uscente della Commissione adozioni internazionali, Silvia Della Monica
Tra i bambini del Congo adottati da famiglie italiane e arrivati dopo lunghe traversie e clamorosi intoppi diplomatici nel nostro Paese «ce ne sono alcuni che sarebbero stati sottratti alle famiglie naturali, presumibilmente dietro pagamento di somme di denaro». La denuncia della vicepresidente della Commissione governativa per le adozioni internazionali, Silvia Della Monica, arriva in un convegno organizzato al Senato a qualche giorno dalla naturale scadenza del suo discusso mandato, fissata per il prossimo 13 febbraio. E ripercorre passo passo le tappe di un’inchiesta “esclusiva” pubblicata qualche mese fa dall’Espresso. Compresa l’assicurazione che dei fatti sia «stata interessata l’autorità giudiziaria», anche se a tutt’oggi, in nessuna procura d’Italia, risulta aperto un fascicolo a carico di presunti “ladri di bambini” (mentre un’inchiesta sulle adozioni è stata aperta, sì, ma a carico dell’ente torinese Enzo B e per aver frodato le famiglie adottive italiane).
Nel mirino di Della Monica, come già dell’Espresso, c’è invece un altro ente, Amici dei bambini (Aibi), che oltre ai “loschi traffici” gestiti in Congo (e più volte smentiti dall'associazione) secondo il vicepresidente della Cai è anche protagonista di un «conflitto di interessi» all’interno della stessa Commissione. Della Cai fa parte infatti il Forum delle associazioni familiari, che «nella sua compagine – continua Della Monica, un fiume in piena – vede la presenza di alcuni enti per le adozioni, tra i quali proprio Aibi». Di qui un altro attacco, stavolta al Forum, accusato di «arroganza e sfacciataggine» per aver chiesto nuovamente – dopo quasi tre anni di assoluto immobilismo dell’organismo e di paralisi di tutto il sistema – la convocazione della Cai.
Un complotto in piena regola, ordito addirittura dalle associazioni che rappresentano le famiglie, e su cui ora Silvia Della Monica (che ha riferito anche di aver subito minacce) chiede «degli strumenti normativi. Bisogna fare in modo che le autorizzazioni agli enti non siano permanenti. E devono essere gli enti a dover dimostrare dopo la scadenza di avere ancora i requisiti, non la Cai a dimostrare che non li posseggono più. Io agisco per il governo, non in proprio. Andrò fino in fondo, farò pulizia». Il programma è pronto per il suo nuovo mandato, se le verrà confermato. Ma sulla cui opportunità i pareri sono discordi.