Nessun 'giallo' sulle ceneri prodotte dal termovalorizzatore. Sono 154mila tonnellate all’anno e non 36mila come «a causa di un mero errore materiale», era comparso sull’annuale report sui rifiuti dell’Ispra. Lo ha spiegato il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, rispondendo nel corso del question time alla Camera, ad un interrogazione del parlamentare del M5s, Salvatore Micillo. Una risposta che da una parte tranquillizza rispetto al sospetto che queste ceneri 'sparissero' senza controllo, ma che poi nelle ultime righe sembra confermare la contrarietà del ministero ad aumentare la quantità di rifiuti bruciate nell’impianto.
Una contrarietà già espressa in una lettera alla Regione Campania dello scorso 29 dicembre nella quale si criticano alcuni punti del nuovo Piano di gestione dei rifiuti urbani, approvato dalla Giunta guidata da Vincenzo De Luca il 6 dicembre. In particolare l’aumento da 600mila tonnellate all’anno a 750mila tonnellate, la quantità di rifiuti da bruciare ad Acerra nell’impianto gestito dalla società A2A. Mentre per il ministero, in base al Dpcm del 10 agosto 2016, e in considerazione della condanna per inadempimenti regionali da parte della Corte di giustizia europea del 2015, «la Regione Campania è stata individuata quale sede per la realizzazione di un impianto di incenerimento con recupero energetico di capacità pari a 300mila tonnellate l’anno, di rifiuti urbani e assimilati». Dunque niente aumento per Acerra ma un nuovo impianto in un altra zona. Un tema molto sentito nella città napoletana.
A Natale il vescovo, Antonio Di Donna aveva fatto un appello al presidente della Regione proprio in riferimento al Piano che, aveva scritto, avrebbe come conseguenza un «drammatico, inspiegabile e irresponsabile accanimento che potrebbe rivelarsi mortale per una città che ha già pagato a caro prezzo scelte sbagliate e perverse di sviluppo e che non può continuare a pagare per tutta la Regione». Non meno preoccupazione aveva sollevato la denuncia del medico- oncologo Antonio Marfella, vicepresidente dell’Associazione medici per l’ambiente di Napoli (Isde) che segnalava come nel report Ispra 2016 sulla gestione dei rifiuti urbani in Italia non fosse compresa nella loro adeguata rilevazione l’esatta quantità di ceneri prodotte dall’impianto di Acerra. Nella tabella su tutti i termovalorizzatori italiani nello spazio relativo all’unico impianto campano comparivano solo 36mila tonnellate di 'ceneri leggere', cioè quelle prodotte dall’abbattimento dei fumi. Mentre, secondo il professore, sulla base dei rifiuti 'in entrata', le ceneri prodotte sarebbero dovute essere più di 150mila.
Da qui il 'giallo'. In realtà, come ha spiegato ieri il ministro, si è trattato di un errore. Infatti l’impianto ha davvero prodotto 36mila tonnellate di 'ceneri leggere', ma anche 118mila tonnellate di ceneri e scorie pesanti, il residuo non combustibile dei rifiuti, solo questo secondo numero non era stato inserito nella tabella (ora è stata corretta). Il ministro ha poi fornito anche le notizie su dove queste ceneri siano state smaltite. Le prime, considerate rifiuto pericoloso, sono finite per 17mila tonnellate in impianti della provincia di Frosinone, per 8.500 in quella di Brescia, per 3.700 in quella di Pavia, per 5.600 in Germania, mentre 537 sono ancora «in giacenza all’impianto di Acerra». Le seconde, considerate rifiuto non pericoloso, sono state «inviate ad impianti di recupero metalli e inerti situati nel nord Italia, fatta eccezione per circa 1.000 che risultano in giacenza presso lo stesso impianto ».
Infine, come detto, Galletti ricorda che il Dpcm del 10 agosto 2016, «ha individuato il fabbisogno residuo di incenerimento, localizzando le infrastrutture da realizzarsi per macroarea e per Regione, nel rispetto degli obiettivi di raccolta differenziata e di riciclaggio, tenendo conto della pianificazione regionale». La conferma della contrarietà all’aumento delle quantità bruciate ad Acerra, e della necessità di un nuovo impianto.