CORPO ESTRANEO TRAILER from Lab 80 film on Vimeo.
Nei confronti della scelta di abbracciare Gesù, quindi un amore senza limiti di tempo, Angelo reagisce confessando sprezzante a Krystyna che per lui nel mondo ci sono soltanto due cose che durano in eterno: la debolezza umana e la stupidità. «La stupidità è una cosa che non si spiega. Se il mondo è razionale, come dicono alcuni fisici, la stupidità non dovrebbe esistere. Invece c’è, da sempre. E crea debolezza». Nel film non sono pochi i momenti in cui si trasgredisce: dalle regole, dalla responsabilità, dall’etica. Che cos’è per lei trasgressione? «È una certa tendenza, nell’arte e nella condotta umana, di oltrepassare i limiti e i princìpi. Oggi trasgredire è considerato una virtù, qualcosa di buono e progressista. Trasgredire è mettere insieme una serie di atti di coraggio. Per me rimangono solo momenti di autodistruzione».
Varsavia a un certo punto sprofonda nel buio per un black out. È quello che in fondo avviene anche nell’anima e nella vita dei suoi tre protagonisti. «Sì. È l’immagine anche del momento, complicato e duro, che stanno vivendo i cattolici nel mio Paese. Abbiamo un governo apparentemente vicino alla Chiesa, che è stato appoggiato da gran parte della gerarchia cattolica, ma per me c’è il rischio che adesso le sconfitte del governo possano essere interpretate anche come sconfitte della Chiesa. D’altra parte è anche vero che il processo di emarginazione dei cattolici dalla vita pubblica e dalla cultura è stato condotto sistematicamente e questa marginalizzazione andava denunciata, come io ho fatto in molti miei film. Attaccato anche per questo. Mi hanno urlato: “Non capisci, sono i cattolici che opprimono, sono aggressivi”. Ciò che è peggio è che hanno ragione entrambi». Per questo il suo film interroga molto anche i cattolici, nelle dinamiche della loro fede. «Vorrei che nella vita pubblica, aziendale, politica, i cattolici fossero un elemento ben identificabile, non nascosto. Il cristianesimo non può essere una religiosità ridotta al privato. I credenti dovrebbero pronunciare la loro fede, ma come testimonianza limpida e rispettosa degli altri». Il male viene punito? Angelo e Krystyna su quella terrazza sono delusi, sconfitti, ma non pentiti. «Questa loro sofferenza non è senza speranza. Le ultime parole di lei, mentre sorge il sole: “Speravo tu potessi convertirmi”, sono un’apertura alla speranza. La porta rimane aperta fino all’ultimo, non solo per i credenti». La scelta di Dio, però, non sembra essere pacificante. Kasia sembra sperduta, pur accogliendo la sua vocazione. E Angelo confessa: “Forse ero troppo sicuro della mia fede”. «Questa è una trappola ben conosciuta anche da mistici e santi. L’eccesso della certezza fa morire la religiosità, la svilisce. La fede troppo certa è pericolosa, perché è vuota, mentre deve essere una ricerca dinamica permanente, uno sforzo costante. Non possiamo mai essere soddisfatti, né placati e calmi, anche dopo l’incontro con Dio. Perché Lui rinnova continuamente le forme e i tempi dell’incontro. Io sono profondamente credente la sera, ma la mattina mi alzo con nuovi dubbi. È un processo naturale, leggendo sant’Agostino mi sono accorto di non essere solo. E se smettessi di avere dei dubbi, smetterei anche di girare film». Quindi continua a dubitare, visto che ha già scritto il prossimo e si appresta ad iniziarne le riprese. «La sceneggiatura è pronta, ambientata durante la Prima Guerra Mondiale, in una fortezza austro-ungarica. Si intitola Etere, sostanza usata come anestetico. Affronto il mito di Faust, ma quello moderno, non goethiano, perché qui la scienza non delude il protagonista, sostituendosi però alla fede. Lui svende l’anima perché non crede nella sua esistenza, ma è come se si mettesse sotto anestesia e volesse imporlo agli altri. La grande sorpresa è quando si sveglierà».