L'imam Nader Akkad, il rabbino Alexander Meloni e don Valerio Muschi - Università di Trieste
Un sacerdote cattolico, un rabbino e un imam. Ma anche una università statale e decine di studenti. Sono gli ingredienti di un progetto che l’ateneo di Trieste ha realizzato e messo in opera nello scorso anno accademico e che ora è pronto a replicare. Si tratta dell’insegnamento di “Storia delle religioni”, che il Dipartimento di studi umanistici ha voluto introdurre nella propria offerta formativa, nell’ambito dei curricula in “Storia e filosofia”. «Una scelta che forse può sorprendere qualcuno – commenta il coordinatore del corso di studi interclasse Discipline storiche e filosofiche, Fulvio Longato –, ma che rientra in un percorso più completo che vogliamo offrire ai nostri studenti e che ha ricevuto il pieno sostegno del nostro rettore Roberto Di Lenarda ». Una scelta premiata dalla grande partecipazione alle lezioni sia in presenza, sia da remoto. «Le lezioni sono ancora visibili sul nostro sito» spiega Longato.
Ma in cosa consistono queste lezioni? Lo spiega lo stesso coordinatore. «In realtà si tratta di tre moduli svolti separatamente. Nessuna operazione di indottrinamento, ovviamente, ma l’occasione per ciascuno degli esponenti religiosi di illustrare agli studenti i fondamenti della propria religione. Non solo. Ognuno di loro è chiamato a evidenziare i punti di contatto e di confronto che le altre due religioni, quasi in una sorta di dialogo a distanza». Certo il progetto messo in campo dall’ateneo di Trieste ha uno scenario ben più vasto da quello di una informazione sulle tre religioni abramatiche. «Pensiamo che le religioni continuino a mantenere un importante ruolo pubblico, che si riflette anche nell’approccio di alcune delle sfide che l’umanità è chiamata ad affrontare – spiega Longato -. Ecco perché anche l’aspetto spirituale non può essere ignorato dai nostri studenti che si preparano ad affrontare queste sfide e, speriamo, anche a vincerle».
Il corso di studi in cui questo insegnamento a tre voci è stato inserito punta proprio a formare futuri docenti, specialisti dell’informazione e della comunicazione, impegnati in attività di consulenze e progettazione, anche dell’organizzazione del lavoro nel settore pubblico come in quello privato. Con un obiettivo finale: una solida preparazione umanistica, interdisciplinare, all’interno di percorsi che includono, appunto, discipline nuove. «In questo percorso – spiega il coordinatore – abbiamo voluto affrontare alcune delle sfide più urgenti, come la sostenibilità ambientale, il capitolo dei diritti umani, e, appunto, il dialogo interreligioso, consapevoli della sua importanza nel tempo che stiamo vivendo. Del resto, proprio su difesa dell’ambiente e sui diritti umani, le religioni hanno molto da dire e hanno una certa influenza nei comportamenti delle società».
Ecco allora che ascoltare dalla diretta e viva voce di tre esponenti delle religioni monoteiste, il pensiero che il loro credo ha su questi temi «diventa un bagaglio interessante e unico per i nostri studenti, anche perché ai tre docenti abbiamo chiesto non soltanto di spiegare i principi di fede, ma anche i collegamenti con le altre due religioni. Di fatto un confronto a distanza, ma sempre all’interno delle nostre aule universitarie». Una spiegazione – e «non una forma di proselitismo» – per aumentare la conoscenza degli studenti, infrangendo pregiudizi e stereotipi. Anche per questo i tre docenti – sacerdote, rabbino e imam – non si limitano all’illustrazione orale principi, ma forniscono agli studenti anche materiale scritto, a cominciare dai documenti redatti a livello ufficiale. Il tutto in lingua italiana. «Insomma i tre moduli dell’insegnamento – aggiunge Longato – includono anche le fonti di riferimento delle tre religioni sui temi trattati. Un contributo ulteriore alla conoscenza e all’informazione».
Lo scorso anno a svolgere i tre moduli dell’insegnamento sono stati chiamati l’imam presso la grande moschea di Roma, Nader Akkad, il rabbino capo della comunità ebraica di Trieste e del Friuli Venezia Giulia, rav Alexander Meloni e don Valerio Muschi, delegato dell’arcidiocesi di Trieste per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. E proprio i tre docenti, assieme al professor Longato, hanno dato vita, come atto conclusivo delle lezioni del corso, a una tavola rotonda nella quale si sono confrontati direttamente, in un dialogo semplice e costruttivo.
Un ulteriore elemento di formazione per i loro studenti. Non dimentichiamoci che ci troviamo in un contesto universitario e che queste lezioni comportano anche un esame finale. L’ateneo ha scelto di chiedere al singolo studente di redigere una relazione finale su una delle tre religioni. Relazione che, così come il modulo di lezione stesso, non può non avere riferimenti anche alle altre due religioni. «La relazione finale – spiega il coordinatore – sarà valutata dal docente del modulo scelto».
Attualmente le relazioni ricevute al termine di questo primo anno di lezioni «si stanno suddividendo equamente tra i tre diversi moduli, senza la netta prevalenza di una religione sulle altre due». Un progetto, dunque, riuscito e che l’ateneo di Trieste intende, appunto, riproporre anche per il nuovo anno accademico ormai alle porte. «Ovviamente ci sono degli adempimenti burocratici che vanno svolti, ma l’impianto dell’insegnamento con i tre moduli e la tavola rotonda conclusiva sono destinati a essere confermati. Siamo molto soddisfatti della risposta degli studenti e della loro partecipazione a questo insegnamento» commenta il coordinatore professor Fulvio Longato.