Ha la faccia finalmente serena. Le mani giunte. Chiuse su un rosario semplice.
Mirella Poggialini - critico Tv di Avvenire e collaboratrice di Radio InBlu, Tv2000 e Sorrisi e Canzoni, morta domenica mattina - è elegantissima. Con un vestito blu stupendo. Le hanno messo gli
occhiali che portava sempre, «così è davvero lei». Una copia di Avvenire è aperta ai piedi
della bara, sulla pagina dedicata alla sua scomparsa.Attorno qualche
mazzo di fiori. E lacrime, preghiere, commozione, strette di mano,
abbracci e sguardi bassi.Dalla camera ardente dell'ospedale di Carpi, dove è morta, il corteo funebre raggiunge la chiesa di Santa Maria in
Castello. Eretta nel 752
è la più antica di Carpi. Un concentrato di storia e di arte che ti avvolge completamente. Dal
portale alle cappelle, dal sarcofago
di marmo del 1300, alle pareti che ospitano un ciclo di affreschi romanici. Niente
sfarzo. Solo arte e fede.
«È
il luogo di Carpi (dove Mirella si era trasferita per stare vicina agli adorati
nipoti, al figlio e alla nuora - ndr) che amava di più. Un luogo che le
assomiglia» dirà alla fine del funerale il collega e amico Alessandro
Zaccuri, che con lei ha condotto per anni Il Grande Talk su Tv2000.
«A Carpi le
stava tutto stretto. Perché voleva relazioni profonde. Mirella era
esigente. Anche con Dio e con la Chiesa» dice nell'omelia Don Massimo
Dotti. «A volte sentiva il suo corpo, malato da tempo, come una
zavorra. Ma con la malattia era emersa in lei un'autenticità speciale.
Il suo sguardo si era affinato. Faceva domande impegnative e mai scontate. Oggi
la resurrezione di Gesù diventa la resurrezione di Mirella. Il suo
sguardo ora è sulle cose eterne. Ogni mistero, ogni dubbio le sarà
svelato».
Allo scambio della pace il figlio Marzio tocca la bara con tenerezza.
Al
termine del rito funebre, viene letta una lettera di Massimo
Bernardini, oggi conduttore Rai ma a lungo a fianco di Mirella ad
Avvenire e sull'allora Sat 2000. Il passaggio più toccante arriva alla
fine: «Cara Mirella, avrei dovuto darti più carezze».
L'amico
e collega Zaccuri ricorda a nome dei colleghi del giornale, della tv e della radio: «Ogni volta che andava all'anteprima di una mostra faceva una richiesta particolare: poterla
vedere due volte. Voleva non perdersi nulla, riabbracciare la bellezza che aveva visto».
Oggi, in questa chiesa, non si parla di quella tv che per anni ha riempito le sue giornate e il suo lavoro di giornalista.
Non
ci sono vip, fotografi o telecamere. Ci sono "solo" le sue famiglie.
Quella naturale e quelle professionali di Avvenire, Radio InBlu e Tv2000.
«Mirella
Poggialini - dice Marco Tarquinio, direttore di Avvenire - ci ha
lasciato un grande insegnamento: come essere profondamente se stessi ed
essere al contempo parte di una causa grande, di un lavoro comune. Quando ci siamo sentiti l'ultima volta, le ho detto: Mirella, guarda che ti aspettiamo. Adesso è lei che aspetta noi. Perché tutta la vita è un aspettarsi e un rincorrersi dietro l'Unico che vale la pena di seguire».
Il
piazzale della chiesa è grande. La bara semplice di Mirella, chiara e
con sopra dei magnifici fiori bianchi e blu, sembra quasi brillare.
«Andiamo, vi offro un caffè» dice a tutti il figlio Marzio. «La mamma non avrebbe voluto che la cappa di dolore ci soffocasse».
Ha ragione. Mirella in questo momento avrebbe voluto un grande sorriso. Se potete, fateglielo anche voi.