Il campione olimpico dei 200 a Parigi 2024, Letsile Tebogo nell'incontro in Vaticano con papa Francesco - Vatican Media Divisione Foto
Prima che la sua strada lo portasse a Roma (dove venerdì prenderà parte al Golden Gala) c’è un pezzo d’Italia, davvero molto importante, nella storia del fenomeno dell’atletica Letsile Tebogo: i suoi trionfi olimpici a Parigi 2024 li ha preparati sulla pista bresciana di San Polino nell'impianto Gabre Gabric. Lì prima dei Giochi si è allenato per stupire il mondo, come ha fatto poi sulla pista viola dello Stade de France in cui il 9 agosto ha vinto l’oro dei 200 metri piani e fatto esultare il suo paese, il Botswana, dove il presidente Masisi, ha deciso che d’ora in poi quella sarà una data da festa nazionale. Una data altrettanto storica rimarrà il 10 agosto 2024, il giorno in cui nella staffetta 4x400 Tebogo assieme ai connazionali Ndori, Kebinatshipi e Pesela ha conquistato la medaglia d’argento. E a completare questo ciclo di giorni memorabili nella vita del 21enne campione africano ieri c’ha pensato papa Francesco che l’ha incontrato nell’udienza del mercoledì in Vaticano.
Tutti noi africani, da bambini corriamo e giochiamo scalzi
Un incontro molto toccante in cui Letsile ha raccontato al Santo Padre la sua storia personale e gli inizi nell’atletica. Come il grande maratoneta etiope Abebe Bikila, eroe dei Giochi umani di Roma 1960, anche Tebogo ha cominciato a correre scalzo e il primo paio di scarpe le ha messe nel 2020 quando ha vinto i campionati nazionali. "Correre senza scarpe in Africa e nelle regioni povere del mondo è normale – ha raccontato Tebogo a un papa Francesco molto incuriosito - . Le mie prime gare le ho corse scalzo e con i pantaloni di mio zio”. Questi gli esordi di School-boy come lo avevano ribattezzato i compagni di staffetta al World relays in Polonia nel 2021. «E’ un soprannome che mi piace, io in fondo sono rimasto uno school-boy. Porto dentro l’umiltà che ho ereditato dalla mia mamma, la mia roccia. La porto in ogni respiro e in ogni passo. E ogni tanto mando un bacio al Cielo per lei». Il ricordo della mamma che non c’è più l’ha portato in piazza San Pietro accompagnato dal suo allenatore Mosimanyane, medaglia al collo, l’oro dei 200, e quelle scarpe colorate - con le sue iniziali e quelle della giovane madre defunta - che a Parigi sembravano aver messo le ali ai piedi di Tebogo. Quelle scarpe sono finite nelle mani del Papa, al quale il campione olimpico ha chiesto di firmarle e soprattutto di benedirle.
"Santo Padre: una preghiera per mia madre, le devo tutto"
Altro grande desiderio rivolto a papa Francesco: una preghiera per la sua mamma che non c’è più. "Sono certo che mia mamma è felice, era una donna di fede. Quando è morta, per un cancro al seno dopo una lunga battaglia, ho pensato di chiudere con lo sport. Ora ho vinto i Giochi di Parigi per lei e per mia sorella, che ha 12 anni. Saremo sempre grati alla nostra mamma che ci ha dato l’opportunità di crescere bene nonostante il contesto dove siamo nati: il villaggio di Kanye che nessuno sa dov’è... Ora sono felice che dopo aver vinto l’oro alle Olimpiadi qualcuno si è incuriosito ed è andato a vedere sulla mappa geografica dove si trova Kanye e il mio Botswana”. La stessa curiosità che hanno provato gli sportivi di Athletica Vaticana che gli hanno donato la loro maglia e la staffetta “We Run Together – Simul currebant”, simbolo inclusivo dell’associazione polisportiva ufficiale della Santa Sede. L’ultimo messaggio di Tebogo prima di lasciare il Vaticano è quello di un vero ambasciatore dello sport africano: “Tutti i bambini inAfrica dovrebbero avere le stesse opportunità dei bambini degli altri paesi, quelli con più strutture anche sportive. Sarebbe importante organizzare finalmente le Olimpiadi in Africa: il mondo conoscerebbe le tante e diverse culture straordinarie del nostro continente».