Dalla salvezza via mare alla piscina olimpica di Rio 2016. È il percorso di Yusra Mardini, la diciotteenne siriana che esattamente un anno fa riuscì a salvarsi nuotando fino alle coste della Grecia da dover era approdata fuggendo da Damasco. In fuga non per la vittoria, ma per portare in salvo la propria vita e quella della sorella Sarah. Dalla Grecia a Berlino, dove ha cominciato ad allenarsi nella piscina costruita per i Giochi del 1936. E già questo era stato un grande successo per Yusra, che adesso sta vivendo il più bel sogno della sua pur breve esistenza: partecipare alle Olimpiadi. Ha superato la selezione che vedeva in lizza quarantadue profughi provenienti da diversi Paesi per entrare a far parte della squadra degli “Atleti rifugiati olimpici”. Un progetto promosso dal Cio che si sta per realizzare.
«Saranno dieci gli Atleti rifugiati a Rio», ha detto molto emozionato il presidente del Cio Tomas Bach, e tra questi è rientrata anche Yusra. «Sono felicissima, non posso spiegare quanto sono felice – ha detto la giovane siriana –. Quando me lo hanno detto ho pianto. Una medaglia a Rio? Non penso di essere ancora pronta per questo, magari posso sperare e sognare di conquistarla a Tokyo nel 2020». Accompagnati da altri dodici fra dirigenti, allenatori e medici, Yusra e la squadra dei Rifugiati olimpici verrà guidata a Rio dalla grande maratoneta Tegla Loroupe, che in questi anni si è battuta per i diritti dei rifugiati e per loro ha creato anche un campo d’allenamento in Kenya. Yusra non sarà la sola siriana della squadra: infatti nei dieci figura anche il suo connazionale – nuotatore anche lui – Rami Anis, che vive in Belgio. La nazione più rappresentata è il Sudan del Sud, con cinque elementi che gareggeranno nell’atletica: Yiech Pur Biel, James Nyang Chiengjiek e Paulo Amotun Lokoro tra gli uomini e Anjelina Nada Lohalith e Rose Nathike Lokonyen tra le donne. Due atleti anche della Repubblica Democratica del Congo, entrambi nel judo: un uomo, Popole Misenga, e una donna, Yolande Bukasa Mabika. Infine un etiope nell’atletica, Yonas Kinde.
«Ringrazio calorosamente i cinque comitati olimpici nazionali di Germania, Brasile, Belgio, Lussemburgo e Kenya, che ospitano questi atleti e li aiutano a inserirsi nel tessuto sociale dei loro Paesi », è stato il messaggio di ringraziamento del presidente Bach, che considera questa squadra e tutto il lavoro svolto per l’accoglienza e gli allenamenti degli atleti «un esempio importante di integrazione, un segno alla comunità internazionale. Sono fiero di questo programma: gli atleti non saranno solo aiutati per questi Giochi ma anche negli anni futuri. Sono stati scelti dopo processi di selezione e a Rio, durante la cerimonia d’ apertura dei Giochi, sfileranno subito prima del Brasile».