Ero lì. Filaforum di Assago. Milano. 22 dicembre. E cosa
poteva esserci di meglio prima di tornare a casa , prima di tornare nella
"mia" Napoli, nella Napoli che nessuno ha saputo cantare meglio di
lui, la Napoli dolente scanzonata appassionata volgare arrabbiata, la Napoli
disperata e sempre risorgente, la Napoli insomma di Pino Daniele, che sentire
un suo concerto? Non potevo immaginare sarebbe stato l'ultimo della sua vita.
Della mia vita. Pino Daniele aveva deciso di cantare il suo passato. Un passato
musicale enorme. Lo faceva con leggerezza. La nostalgia se c'era era camuffata
bene. Era con gli amici di sempre. Con Tullio De Piscopo, Rino Zurzulo e con
Jemes Senese, il sax più meravigliosamente dolente che Napoli abbia mai
regalato. Diceva di essere nero, ok a metà, ma nero. Con i Napoli centrale con
Beppe Barra con la nuova compagnia di canto popolare è stato protagonista di
una stagione irripetibile della canzone napoletana. Blues e tradizione.
Dialetto e inglese. Rabbia e poesia. Una miscela esplosiva. L'ultimo brano
suonato a Milano non poteva essere che napul è. L'abbiamo cantata tutti con te
Pino. E la canteremo ancora.