Il giornalista Rino Tommasi (1934-2025) qui davanti a un poster del pugile Mike Tyson - Fotogramma
Gianni Clerici, “quello del tennis” e Rino Tommasi, “quello del pugilato”, adesso si potranno finalmente riabbracciare in qualche tribuna stampa piazzata tra le nuvole. E’ la prima cosa che viene da pensare alla notizia della morte di Rino Tommasi, che a 90 anni, ne avrebbe compiuti 91 il prossimo febbraio, raggiunge nel mondo dei più il suo amico e sodale giornalistico Gianni Clerici, il quale aveva salutato due anni fa scavallando i 90 e arrivando fino alle 92 primavere. Una strana coppia, esilarante, indissolubile, “Il poeta” Clerici (da leggere il suo Zoo. Storie di bipedi e altri animali, rieditato da Baldini + Castoldi) e il “computeRino”, lo statistico e tassonomico Tommasi.
Con quest’ultimo che si era formato giornalisticamente annusando l’odore di canfora delle palestre pugilistiche e battendo la terra rossa dei circoli tennis di Verona, la sua città natale dove si è spento. Il povero mondo del ring e quello borghese dei “gesti bianchi”, sono stati i due poli, apparentemente agli antipodi, di una passione sportiva e umana unica, che lo hanno reso celebre e consacrato, soprattutto quando ha iniziato a fare coppia fissa con Clerici. Mattatori impareggiabili nei teatri di Roland Garros e di Wimbledon in cui venivano salutati come delle star. Due voci e due interpretazioni da Oscar, e quello il tennis a Tommasi glie lo ha assegnato per ben due volte, nel 1982 e nel ’91, riconoscendolo con il “Jack Kramer” il Tennis Writer of the Year. Un premio stabilito dagli stessi protagonisti in campo, i tennisti, che Tommasi seguiva con attenzione paterna e maniacale registrando anche il numero di scambi effettuati nell’anno solare. E lo stesso era capace di fare al commento da bordo ring dove ha assistito all’evolversi della storia della nobile arte. Il tennis era una passione condivisa con Clerici, mentre nel pugilato è stato un narratore solitario a partire dal lontano 1953 quando si impiegò nell’agenzia “Sportinformazioni”.
Di tennis si occupava da prima firma per la Gazzetta dello Sport” e poi dopo la direzione dei servizi sportivi di Canale 5 (con lui arrivò nelle case degli italiani l’Nba e il Super Bowl) iniziò il cammino condiviso con Clerici, protagonisti delle loro epiche telecronache. E se nel tennis Tommasi ha modificato il linguaggio in diretta, con le cifre e le statistiche e con i siparietti comici improvvisati assieme all’amico Gianni, il popolo della boxe gli rende onore con il cordoglio della Federazione pugilistica italiana: “Pochi sono stati in grado di parlare, raccontare e narrare la nobile arte come hai fatto tu, Rino. Siamo certi che continuerai a farlo nei cuori di tutti noi, amanti della grande Boxe. Fai buon viaggio, Maestro”. E’ stato un vero maestro di giornalismo e di vita il nostro Rino nazionale. Un esempio per le generazioni future alle quali ricordava con il sorriso, il senso della passione che sconfinava nel puro divertimento professionale: “Io e Gianni commentiamo le partite come due amici che si ritrovano davanti alla tv. Ci pagano per svolgere un lavoro per il quale pagheremmo noi”. Nel giorno dell’addio salutiamo Rino Tommasi con le stesse parole con cui ricordava la leggenda del tennis Rod Laver. “Passeranno gli anni prima di rivedere uno come lui... e gli anni continuano a passare”.