Cinque dei sei strumenti chirurgici di epoca romana analizzati dagli scienziati britannici - Exeter University
All'inizio nell'Antica Roma erano abilità riservate agli schiavi o ai liberti. Niente di più, pure viste con un certo scetticismo dalle classi più agiate. Poi le contaminazioni etniche e culturali, oltre ai risultati, hanno fatto il resto. Ovvero a ciò che già si sapeva sulla medicina e la chirurgia si sono unite le conoscenze degli etruschi (comunità in cui cure e operazioni venivano effettuate dagli aristocratici) e quelle dei greci. Così nella Roma antica la medicina e la chirurgia sono diventate prima mestiere (una sorta di artigiano specializzato) e poi professione a tutti gli effetti. Fare il medico nell'Urbe, sia repubblicana che imperiale, permetteva di avere un ruolo importante e di guadagnare molti sesterzi. Come già rivelato dagli studi fatti sulle pratiche di cura e chirurgiche dell'Antico Egitto, anche il livello della medicina era assai elevato, di gran lunga più evoluto rispetto per esempio al periodo successivo, ovvero il Medioevo. La raffinatezza delle cure (con medicine, pozioni e pomate realizzati dagli stessi “dottori”, la figura del farmacista era stata ancora formalizzata) e delle operazioni (gli interventi venivano effettuati o legando i pazienti o narcotizzandoli) inducono ad una diffusione del sapere nella società di grado molto alto.
Recentemente, un gruppo di scienziati dell'Università britannica di Exeter ha utilizzato una tecnologia di scansione per esaminare sei strumenti medici, che includono un manico di bisturi in bronzo, due sonde chirurgiche, due aghi e un cucchiaio che risalgono appunto ai romani. Queste indagini hanno rivelato l'intricato design e la fattura degli strumenti, fornendo anche delle ipotesi sul possibile utilizzo e il grado di conoscenza medica di cui disponevano i romani, che non era certo rudimentale o banale.
Due sonde chirurgiche, un cucchiaio e due aghi sono stati scansionati presso lo SHArD 3D Lab dell’Università di Exeter per aiutare a costruire un quadro di come avrebbero potuto essere utilizzati dai medici romani nel trattamento di lesioni e condizioni mediche nell’antica Gran Bretagna. Gli strumenti, detenuti dal Devon and Exeter Medical Heritage Trust (DEMHT), furono originariamente rinvenuti 125 anni fa in un sito nel fiume Walbrook, a Londra, ricco di strumenti e oggetti ben conservati di epoca romana. E sono stati studiati dalla professoressa Rebecca Flemming, professoressa di pensiero scientifico e tecnologico della Grecia antica, come parte della sua ricerca sulla medicina antica e sugli strumenti e le sostanze utilizzate nella pratica curativa.
La professoressa Flemming ha affermato che i chirurghi romani avrebbero utilizzato il bisturi per operazioni e procedure terapeutiche come i salassi. La sonda avrebbe consentito loro di effettuare sondaggi esplorativi prima di interventi chirurgici come l'esame di ferite, fistole e fratture, oltre ad essere utilizzata per rimuovere il cerume dalle orecchie. Il cucchiaio avrebbe probabilmente consentito ai chirurghi di mescolare i farmaci, mentre gli aghi avrebbero potuto seminare bende.
"È affascinante scoprire di più sul materiale della nostra collezione", ha affermato Megan Woolley, coordinatrice del DEMHT. Il lavoro è stato reso possibile dal laboratorio Science, Heritage and Archaeology Digital 3D (SHArD 3D) dell’Università, aperto lo scorso anno grazie a un finanziamento di 900.000 sterline da parte del programma Creative Research Capability del Arts and Humanities Research Council. È la prima struttura microCT gestita da discipline umanistiche nel sud-ovest e consente ai ricercatori di creare scansioni 3D di manufatti archeologici e culturali, che non sono distruttivi rispetto all'originale.