Ormai sono pochi i dischi che davvero sanno fare la differenza. Almeno per quel che riguarda le vendite. Perché la crisi che non guarda in faccia a nessuno nel mercato della classica si sente particolarmente. E allora quando un cd entra nelle classifiche pop di Francia e Germania e da solo si accaparra il 20% del mercato discografico britannico forse sull’artefice di quel successo vale la pena investire. Lo ha fatto la Deutsche grammophon che, dopo il successo di
Mediterraneo, ha messo sotto contratto Miloš Karadaglic. «Da ragazzo – racconta – mi piaceva cantare e ho iniziato ad accompagnarmi con la chitarra. Ho anche frequentato una scuola. Ma mai averi pensato di diventare un chitarrista classico: mi vedevo piuttosto come una popstar. Poi mio padre mi fece ascoltare i dischi di Segovia e scattò la passione. Ho scoperto il grande potere della musica: suonando per i miei amici e per i miei familiari ho capito che il tempo si fermava e che esistevano solo energie ed emozioni che la musica sapeva ricreare». Trent’anni, chitarrista, nato in Montenegro, oggi di casa a Londra, sulle copertine il musicista è solo Miloš. «Quando ero bimbo in Montenegro mi piaceva cantare con mia nonna le canzoni tradizionali della mia terra. Ascoltavamo la musica leggera – ricorda – e guardavamo il Festival di Sanremo: la canzone preferita di mia nonna era
Non ho l’età, che cantava e ricantava». Oggi Miloš ha impegni in tutto il mondo, «il prossimo anno suonerò a Roma a Santa Cecilia» annuncia, e il suo nome ha preso sempre più spazio sulle copertine dei cd tanto che nel nuovo lavoro discografico, il terzo della carriera del musicista, compare a caratteri cubitali accanto ad
Aranjuez. Perché il chitarrista affronta con la London philharminic diretta da Yannick Nézet-Séguin il
Concerto de Aranjuez di Rodrigo (gli scatti del cd ritraggono Karadaglic e la sua chitarra nella cittadina della Castiglia che ispirò al compositore la sua partitura). «Dopo
Mediterraneo e
Latino, dove c’era un’antologia di pagine per chitarra eccomi in questo cd al grande repertorio: accanto al
Concerto de Aranjuez eseguo, sempre di Rodrigo,
Fantasia para un gentilhombre, ma anche il De Falla di
Homenaje e della
Danza del molinero». Ma il sogno di Miloš è di collaborare con i grandi compositori contemporanei per commissionare loro brani da lanciare in prima esecuzione. «Rispetto a tutti gli altri strumenti la chitarra è più "giovane" e di conseguenza ha un repertorio limitato: è importante creare partiture per allargare sempre più questo repertorio» spiega il musicista forte del fatto che «la chitarra è uno strumento popolare tra le persone che mette in comunicazione, crea gruppo. Mi sento fortunato di poter fare musica classica con questo strumento che deve essere fatto conoscere ancora di più».Anche ai giovani. Sarà anche per questo che sulle sue copertine Miloš appare quasi come una rock star con tanto di giubbotto di pelle. «L’immagine? Qualsiasi lavoro si faccia è giusto che sia consona alla situazione, ma anche che esprima la personalità di chi la propone. Certo, avvicinarsi ai giovani può essere una strada e se l’immagine aiuta va bene. Poi l’importante è portare i ragazzi ai concerti. Per quel che mi riguarda l’immagine non è la priorità, quello che conta è come suono e come riesco a creare un mondo perché quando qualcuno viene a sentirmi deve sedersi, chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare in questo mondo». Il chitarrista si dice convinto che «stiamo vivendo in un tempo di cambiamenti in cui muta il modo di ascolto, di comunicazione tra le persone e anche di fruizione della musica classica: per questo noi musicisti dobbiamo trovare nuovi modi di fare arrivare un patrimonio che affonda nel passato le sue radici». Quelle di Miloš sono in Montenegro: «Ho ricordi belli legati alla mia terra e alla mia famiglia dove ogni difficoltà è sempre stata affrontata insieme. Lì ho appreso valori che mi porto sempre dietro».