Dopo aver a lungo analizzato l’influenza che le nuove tecnologie hanno sugli adolescenti, era inevitabile ribaltare il concetto e cercare di leggere più a fondo gli sviluppi che il futuro del digitale hanno e potranno avere nel breve e medio termine sulle persone più mature. Sempre più spesso si sente parlare di divario digitale, esistente tra chi possiede reale accesso alla tecnologia e chi ne è ai margini, ma la letteratura in merito è ancora intermittente, discontinua e poco approfondita. Le statistiche, già da diversi anni, dimostrano che competenza digitale fa rima con inclusione per almeno tre aspetti: di carattere socioeconomico, culturale e relazionale. È in rapporto a questi tre fattori che l’avvicinamento a internet, ai social network e alle nuove tecnologie più in generale, va riportato alle persone più mature.
Gli over 60 rappresentano un target di riferimento specifico per un certo, preciso, utilizzo della tecnologia, ma soprattutto illuminano, attraverso le loro esigenze, una zona grigia relativa allo sviluppo di concrete attività di formazione al mezzo, sia da un punto di vista tecnico che culturale. Il sociologo Nadio Delai, presidente di Ermeneia e autore di Internet over 60. Le tecnologie digitali per la generazione matura, pone l’attenzione sul necessario bisogno di sviluppare un nuovo genere di welfare, istituzionale, che si possa attivare concretamente in questa direzione: «La mia indagine risale al 2011 e già una fetta consistente di over 60 si collegava a internet. Quella fetta, secondo l’Istat, è ulteriormente aumentata. Già allora molte persone dichiaravano di voler imparare a utilizzare il mezzo, e la curva crescerà ancora, perché aumenta insieme alla consapevolezza che per avere rapporti con la pubblica amministrazione bisogna conoscere le nuove tecnologie». Al freddo prospetto dei numeri, poi, va affiancato un aspetto più sociale: «Figli e nipoti che aiutano i nonni con internet offrono diversi spunti relazionali. Le nuove tecnologie inoltre permettono di aumentare le possibilità di dialogo, anche a distanza, attraverso una condivisione quotidiana, ad esempio di foto».
Nel 2016, il 26,4 per cento di persone comprese tra 65 e 74 anni ha utilizzato il personal computer. Per l’uso di internet l’andamento è analogo. Un reale supporto al corretto utilizzo e a una maggiore e più specifica alfabetizzazione informatica, resta però ad appannaggio di pochi che riescono a trovare una guida per non smarrirsi; non è un caso, probabilmente, che secondo una relazione di Agcom, l’Italia sia penultima nell’Unione europea per utilizzo di internet: «Questa è una delle debolezze – continua Delai –, ovvero il rapporto con lo strumento e la comprensione del fatto che vi sia una scarsità di politiche e servizi in grado di fornire assistenza all’innovazione e che possa eventualmente anche formare e riqualificare le persone. È un neo-welfare che va costruito, partendo dal presupposto che anche le persone più mature possono essere vitali. Si discute ancora troppo poco di internet, derivati e sottoprodotti, soprattutto in relazione agli aspetti relazionali e di validazione».
Esistono però iniziative come Abc Digital, promossa da Assolombarda con la partecipazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, per cercare di garantire un supporto in questo senso, come spiega Giuseppe Riva, docente di Psicologia della Comunicazione proprio alla Cattolica. Riva si concentra in particolare sull’esplosione dei social network negli over 70: «Grazie a questa opportunità molte persone hanno potuto ricostruire la rete di relazioni con colleghi e amici del passato. La semplicità del canale ha permesso la ripresa dei contatti, proprio per via di uno sforzo limitato e un minore coinvolgimento rispetto a una eventuale telefonata, più intima e impegnativa. In questo modo, oltre a riattivare relazioni e recuperare passioni abbandonate, queste persone hanno la possibilità di essere aggiornate sulle vicende di figli e nipoti, anche attraverso una più rapida condivisione che cambia l’uso del tempo della relazione» a volte persino indirettamente, tramite la sola osservazione passiva della propria bacheca.
Riva prosegue nella sua analisi anche nel confronto con il mezzo rispetto agli adolescenti: «A differenza dei più giovani, che si connettono soprattutto con il cellulare, gli anziani hanno più familiarità con il pc, e utilizzano lo strumento soprattutto in fasce orarie serali». Chiaramente, anche in termini di utilizzo orario, il rapporto è decisamente inferiore. Riva affronta le possibili criticità: «La visibilità porta a intervenire con maggiore frequenza, e ciò può creare sconvolgimenti di tipo familiare. Inoltre, ovviamente tolgono tempo. Quando si diventa appassionati si rischia l’assorbimento e possono anche nascere nuove relazioni e rappresentare un modo per trovare nuovi partner. Può capitare che coppie stabili vengano messe in discussione da persone con interessi più affini e vicini». Un ultimo aspetto è quello relativo alle frodi informatiche: «Non sempre le persone più anziane hanno la capacità di accorgersi del problema e con poca frequenza eseguono i necessari aggiornamenti per proteggersi dai virus, rischiando così di essere esposti a eventuali vulnerabilità».
Anziani e tecnologia può quindi diventare una combinazione virtuosa, anche in funzione delle possibili finalità di utilizzo del mezzo, dagli aspetti relazionali a quelli più informativi. L’approccio a strumenti tech, inoltre, migliora le capacità cognitive e aiuta le persone a restare attive, riducendo perdita di memoria e di stimoli, emarginazione sociale e senso di isolamento o solitudine, ma è necessario un perfezionamento alla base per quanto concerne le competenze, anche grazie allo scambio intergenerazionale o attraverso nuove forme di inserimento in contesti sociali differenti, utili per cercare di apportare un plus alla qualità della vita di persone.
Il tredicesimo Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione riporta 2,8 punti percentuali in più nell’ultimo anno riguardo alla penetrazione di internet, mentre la crescita nell’ultimo decennio è stata del 28,4 per cento. Trend che in qualche modo indica la via ed è validato ulteriormente anche da dati simili del Pew Internet and American Life Project, ma servono strumenti che tengano giovani e anziani uniti da un ponte di condivisione e conoscenza della rete. Per realizzarlo, deve necessariamente passare un messaggio che spieghi la complessità di bisogni che può avere l’invecchiamento. Il futuro è a portata di mano anche per gli over, è sufficiente vi sia una corretta progettualità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Il sociologo Delai: «Una fetta consistente di popolazione matura usa regolarmente le nuove tecnologie L’aiuto di figli e nipoti è prezioso, ma è necessario sviluppare un nuovo genere di welfare» Il rapporto con strumenti comunicativi innovativi può rappresentare una combinazione virtuosa a livello relazionale e informativo. Lo psicologo Riva e l’esperienza di Abc digital: «Opportunità per tenere vivi i contatti»