Una scena di Covid Movie - .
Giovani alle prese con il vuoto della solitudine dell’era Covid, migranti che raccontano in presa diretta il loro naufragio, innamorati nella periferia italiana che sognano un avvenire più grande. Sono davvero molteplici e sfaccettati i temi trattati dal 40mo Filmaker Festival di Milano (27 novembre - 6 dicembre) che quest’anno si trasferisce online portando sulla piattaforma (abbonamento a tutto il festival a 9,90 euro, www.filmakerfest.com) oltre 60 film provenienti da 20 Paesi divisi in 7 sezioni. Il Filmaker Festival conferma così, la vocazione al cinema del reale. Diverse opere raccontano il Covid dal punto di vista dei giovani. Sospeso tra arte e poesia è l’originale lavoro Covid Movie, il film coordinato dal regista e videoartista Yuri Ancarani con gli studenti del corso di video arte del triennio di Pittura e Arti Visive della NABA (Nuova Accademia di Belle Arti): un lavoro collettivo di reintrepretazione dell’esperienza del lockdown. Si tratta di 31 minifilm, per un totale di 90 minuti, realizzati dagli studenti del primo anno durante il corso di immagine in movimento, tenuto da Ancarani. «Siamo stati fra i primi a fare lezione online: io non riuscivo più a lavorare, al tempo stesso mi sono accorto che l’energia dei ragazzi era forte - ci racconta -. Ne è nato questo lavoro incredibile, c’è una verità assoluta in questi film che sono stati realizzati in quelle stanze chiuse e misteriose in cui si sono rifugiati i ventenni durante il lockdown. Questi sono dei giovani poeti». I video sono senza parole e raccontano con l’eleganza della videoarte le vite dei ventenni di oggi: c’è il ragazzo che osserva il suo acquario di pesci rossi, metafora della nostra condizione di reclusi in casa; ci sono poi il tempo dilatato di una sigaretta, i gesti ripetitivi di mettere i panni in lavatrice, l’alienazione di chi tira la palla da baseball contro il muro, chi disegna paesaggi irreali.
Molti altri giovani registi del concorso Prospettive, hanno lavorato costretti dal’emergenza. Hanno lavorato così Sofia Di Fina in Restate a casa, filmando di una Palermo desertificata; o Filippo Romanengo, studente della Civica di Cinema di Milano che insieme ai compagni in Quadri dalla quarantenamostra il quotidiano di quattro ragazzi in un tempo in attesa ritmato dalle dirette Skype o dai cartoni delle pizze che si accumulano. Chiusi in casa, anche loro in perenne attesa, sono i fratelli siriani raccontati da Laura Bianco in Lieder von zuhause mentre aspettano l’arrivo dei genitori dalla Siria; o la nonna di Astrid Ardenti, 97 anni, rinchiusa in una casa di riposo, con la memoria che la sta abbandonando ne Il tempo si distingue tra le tue mani.
Un altro importante filone racconta le periferie. Zona/ di Andrea Caccia, insieme agli studenti del corso audiovisivo dell’istituto Rosa Luxemburg, nel quartiere Olmi a Baggio di Milano, si interroga sul significato della vita in periferia filmata con i loro smartphone dai ragazzi. Miriam e Kevin, aspirante calciatore, invece, si amano e sognano un futuro migliore sullo sfondo delle Case Rosse di Niguarda, a Milano, in Blocconove di Léa Delbès, Federico Frefel e Michele Silva. Ricca la sezione internazionale dove colpisce al cuore di Purple Sea di Amel Alzakout e Khaled Abdulwahed, composto da immagini filmate dalla coregista mentre il barcone su cui era in fuga dalla Siria, partito da Lesbo, si inabissava nel Mediterraneo. E mentre la telecamera waterproof che tiene nella sacca continua a filmare i corpi che galleggiano e le grida dei bambini spaventati in attesa di soccorsi, la voce narrante di Amel racconta l’amore per il suo Khaled cui ha tentato inutilmente di ricongiungersi legalmente in Germania, i suoi sogni, la Siria, il suo dolore che sentiamo nostro.