giovedì 5 settembre 2024
Nuova vittoria per il fenomenale nuotatore veneto, sostenuto a Parigi dai familiari e da tanti amici venuti da Bibione. La testimonianza del parroco che l'ha visto crescere e diventare un esempio
Antonio Fantin, campione paralimpico nei 100 stile S6

Antonio Fantin, campione paralimpico nei 100 stile S6 - Cip/Ferraro

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Sono una decina i supporter di Bibione – rappresentanti del suo personalissimo Fan Club – che stanno seguendo le Paralimpiadi a Parigi al seguito di Antonio Fantin, che ieri ha vinto l’oro nei 100 stile S6. Dieci volte campione mondiale, nove volte campione europeo, detentore dei record mondiali ed europei sui 50 e 100 metri stile libero: dietro a questi numeri c’è un giovane 23enne, che l’11 febbraio 2005, all’età di tre anni e mezzo, si è ritrovato catapultato in un’esperienza che lo segnerà per tutta la vita, a tal punto da “nascere una seconda volta’’.

A causa di una rarissima malformazione arterovenosa, viene operato d’urgenza e salvato, ma non potrà più far uso degli arti inferiori. Da questo momento cambia la sua vita così come quella di tutta la sua famiglia. Una cosa non cambierà mai: la fede. Anzi, proprio a partire dalla fede i suoi troveranno la forza di reagire e reinventarsi pur di aiutare il figlio. Come recita il titolo del suo libro autobiografico, si tratterà di prendere atto e reagire: Punto. A capo. Dalla malattia all’oro paralimpico, libro regalato al Papa, cui Francesco risponderà con un biglietto personale: «Caro Antonio, desidero ringraziarti per il dono della tua autobiografia. Ti esorto a non arrenderti mai e a continuare a essere gioioso testimone di speranza. Tantissime persone hanno bisogno del tuo messaggio e del tuo esempio. Coraggio, sempre avanti!».

Accanto alla famiglia, un ruolo fondamentale nel cammino di rinascita del giovane sono stati gli amici, che non hanno mai visto la carrozzina di Antonio come un ostacolo. E non a caso anche loro in questi giorni sono a Parigi a fare il tifo per lui sulle tribune della piscina olimpica. Thomas, Alessio, Riccardo: per loro Antonio è solo Antonio, nient’altro. Con questo spirito il giovane è diventato capace di superare ogni apparente ostacolo: non può correre in bicicletta? Si aggrappa al sellino di quella degli amici restando seduto in carrozzina. Non può giocare a calcio? Farà il portiere. E al mare come si fa? Sale sulle spalle degli amici. E alle superiori Antonio ci è sempre andato in autonomia: erano gli amici ad aiutarlo a piegare la carrozzina e salire in pullman.

Poi la scoperta del nuoto. Da piccolo Antonio detestava l’acqua e non voleva saperne di immergersi in piscina per la riabilitazione. La mamma, con costanza, lo portava comunque ogni giorno e lui restava seduto a bordo vasca. Finché un giorno si decide a tuffarsi. E tutto cambia: Antonio ritrova un mondo nel quale può muoversi da solo in libertà. A vegliare su di lui nonno Rino con la sua tenacia e la preghiera. Ricorderò sempre, ero allora parroco di Bibione, la sua sveglia mattutina delle 5 perché gli aprissi la chiesa: doveva parlare del suo nipote con la Madonna, che chiamava familiarmente in dialetto “la me Comare”.

Intanto Antonio partecipa al gruppo teatrale della parrocchia, gioca a calcio (in porta) nel campetto dell’oratorio, studia e riesce bene. Il nuoto diventa molto più che una passione. Nel 2017 i primi Mondiali a Città del Messico dove vince il suo primo oro, e in parrocchia nel cuore della notte vengono suonate le campane a festa. Sarà il primo di una lunga serie di concerti... Come ricorda spesso lui stesso, Antonio nuota da solo perché il nuoto è una disciplina prevalentemente individuale, ma non è mai solo.

C’è una tale cerchia di amici attorno che può dire di sentirli tutti sempre con sé: famiglia, amici, parrocchia, Bibione, Lignano... Da suo ormai ex parroco, e oggi da amico (e tifoso in trasferta per lui a Parigi) posso dire di essere cresciuto anch’io accanto ad Antonio. Mi ha “obbligato” a crescere: se lui, seduto in carrozzina, arriva a questi livelli reagendo e superando ogni ostacolo, perché io non posso vincere le mie piccole e grandi lotte? Anche così Antonio si rivela non solo come un campione dalle tante medaglie, ma come un ragazzo d’oro. Oggi ancora di più.

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