lunedì 24 marzo 2014
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Il titolo, inalterato al nono anno di replica, è sempre Un medico in famiglia, per la fortunata serie di Raiuno in onda la domenica sera: ma il medico delle origini, interpretato da Giulio Scarpati, ora non c’è, esiliato in America dagli sceneggiatori: e c’è al suo posto un parente alla lontana, anche lui medico, e diviso fra il desiderio di riconquistare la moglie e quello di stringere un nuovo rapporto per un colpo di fulmine con una giovane barista. Esempio sintetico ed efficace dello spirito che anima la fiction, in cui, mentre si sono accumulati i personaggi, per le continue fratture e ricomposizioni fra le coppie, resta inalterato il termine "famiglia", sempre più allargata e slegata: ma d’altro canto legata dalla presenza dei nonni, con il fondamentale Nonno Libero di Lino Banfi, il vero collante-attrazione del programma, che rappresenta il faro di giovani e vecchi via via distratti da tentazioni amorose. Aggettivo generoso, amorose, come si addice a quel frenetico susseguirsi di amori folli e sùbite separazioni che ormai insidia nella nostra società il matrimonio: perché ormai l’amore, al singolare, è considerato impossibile, e pullulano relazioni repentine e poco meditate, gli "amori", magari create da contatti sui "social" del web e da decisioni impulsive. Nella vita e, quindi, in tv: fermo restando che non è facile decidere, in questo campo, se la tv abbia anticipato il fenomeno, cavalcandolo con disinvoltura per suscitare attenzione, o se il matrimonio in crisi sempre più diffusa abbia ispirato gli autori televisivi nel raccontare di famiglie allargate, di coppie provvisorie, di fragili unioni, di complicati rapporti che i figli subiscono loro malgrado. D’altra parte, la stessa fiction di Nonno Libero dimostra quanto la famiglia resista nelle storie tv almeno nelle aspirazioni e nei progetti, pur se insidiata da mille provocazioni: nell’intrecciarsi problematico dei rapporti il tema della "famiglia" è una costante consolatoria, le unioni si propongono con promesse e progetti di restare insieme per sempre: ma il giuramento viene molto spesso dimenticato, ogni crisi, che nel matrimonio è inevitabile, diventa barriera e frana, le unioni si replicano, le separazioni anche, e la famiglia si dissolve con gran pena di tutti, anche di coloro che non la confessano. Non è sempre così, nemmeno in tv: la recente serie di Raiuno, Un matrimonio di Pupi Avati, ispirata alla sua stessa esperienza di vita, rappresenta con onestà gioie e crisi della famiglia fondata sul matrimonio – vale a dire sull’assunzione di responsabilità e sulla volontà di rispettare l’impegno – e così accade, al di là della costruzione delle serie o dei film tv,  per storie basate su fatti reali, come quelli che ci propone la serie quotidiana di Raitre Sconosciuti – la nostra personale ricerca della felicità firmata da Simona Ercolani. E se più facile, come ovvio, è il proporre matrimoni fragili e spezzati, nei telefilm anglosassoni che i giovani seguono con particolare interesse, le produzioni nostrane mostrano spesso, delle crisi familiari, anche il risvolto di recuperi e ritorni in cui si legge la volontà di conservare l’immagine della famiglia coesa, con le sue contese ma anche con i suoi affetti. Il che rappresenta un aspetto positivo e non fittizio di molte storie vere, il recupero di una volontà di solidarietà, complicità, unione, appoggio e amicizia che del matrimonio è l’essenza: luce fievole ma comunque presente, come dimostra, nella sua affettuosa bonomia confusionaria, la presenza di Nonno Libero, nella serie tv e – speriamo – nel mondo reale.
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