La ciliegina sulla torta di un doppio album che già di per sé è una chicca per gli appassionati si trova in coda alle cosiddette bonus tracks, brani extra aggiunti a completare una scaletta di oltre due ore. E tale chicca è una registrazione privata del novembre 1956 in cui l’immensa Billie Holiday unisce all’impronta due sue storiche canzoni,
Ghost of yesterday e
You go to my head, accompagnata dal pianoforte solo: e lì ecco la sintesi perfetta della sua grandezza, quella capacità di muoversi a trecentosessanta gradi, apparentemente senza sforzi, nell’arcobaleno della musica. Con una voce ora di velluto ora d’acciaio, ora sensuale ora bambina, ora dolcissima ora ruvida: quella voce che ha reso “Lady Day” una delle più grandi cantanti di sempre ben oltre i generi da lei frequentati, e che il doppio album
The complete Carnegie Hall performances fotografa in maniera inedita passando in rassegna tutto quanto registrato dei suoi concerti nella storica sala di concerti di New York dal 1946 al ’56, tre anni prima di una morte avvenuta a soli 44 anni. E ascoltare per lo più per la prima volta (quasi tutte le incisioni non erano mai finite su disco) dieci anni di vita in musica di Billie Holiday significa anche sentir mutare proprio le percentuali di velluto e acciaio nella sua voce, via via più consapevole e a tratti pure fascinosa, ma pure più straziata e sofferente a causa dei troppi abusi (dalla droga ai liquori) che condussero l’artista a una fine precoce. Questo doppio cd segue di un anno varie celebrazioni discografiche del centenario dalla nascita della Holiday e va a completarle in maniera magistrale, arricchendo l’unico live già noto dell’artista alla Carnegie Hall (quello del 10 novembre 1956 pubblicato postumo nel ’61) di ampio e magnifico materiale ripreso fra le mura della sala dal 1891 punto di riferimento della musica negli Usa. E pensare che il jazz, musica “nera”, aveva debuttato alla Hall solo nel maggio 1912 proprio sotto la sprezzante etichetta di “negro music”, e sino allo storico concerto di Benny Goodman del ’38 i jazzisti lì non erano stati certo trattati alla pari della musica classica. Billie Holiday fu tra i primi a modificare quest’andazzo, debuttando alla Carnegie Hall nel 1946 quando a causa dell’abuso di stupefacenti le venne vietato di esibirsi nei locali che servivano alcol: e di quella prima volta il disco di cui scriviamo recupera, da acetati d’epoca, ben quattro brani. Billie tornò alla Hall subito nel ’47, con Louis Armstrong e poi dopo da sola, piano e voce, per un live di cui il disco recupera spettacolari versioni di
You better go now, You’re driving me crazy, There is no greater love e
I cover the waterfront. E dopo un concerto del ’48 col pubblico fin sul palco e una scaletta di oltre trenta brani di cui la metà proposti a grande richiesta, evento però all’epoca non registrato, fu chiaro a chiunque quanto ormai Billie Holiday fosse una delle maggiori attrazioni della sala: e così eccola a chiudere concerti-evento nei suoi tormentati anni Cinquanta, il primo accompagnata da Oscar Peterson, il secondo con la presentazione del grande Duke Ellington, il terzo con l’orchestra di Count Basie, il quarto (di cui purtroppo resta solo una maestosa
Stormy weather) con nella band anche Lester Young. Sino all’ultima performance, alternata a letture dalla sua autobiografia
Lady sings the blues: accompagnata da Roy Eldridge, Coleman Hawkins e Tony Scott, Billie Holiday rilegge
Body and soul, My man, Fine and mellowe diverse altre hit. Il doppio cd comprende anche una rarità composta da
I loves you Porgy (classico di Gershwin), intervista e testi di canzoni recitati, il tutto da una diretta radio pensata proprio a promuovere lo show del novembre ’56 alla Hall, poi definito dalla critica «massima espressione di un talento maturato verso un’espressività mai raggiunta da altri». E ora, ascoltando questo doppio cd che ripassa due lustri di classe e disperazione, non si può che confermare le impressioni di allora: dietro e oltre gli eccessi di Billie Holiday c’era un talento il cui dono era fare della vita e delle sue complessità indimenticabile musica, di velluto e d’acciaio, fragilissima eppure capace di resistere al tempo come pochissime altre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA In uscita un doppio cd con i brani di “Lady Day” registrati alla Carnegie Hall dal 1946 fino al 1956, tre anni prima della sua morte precoce Billie Holiday