Una nota stonata al Sanremo, anzi, una bella stecca. Perché se fino a mezzanotte e mezza va in onda su Raiuno il festival rassicurante dell’idolo delle famiglie Carlo Conti, subito dopo sul web ci si imbatte nel
#Dopofestivaltargato Rai (in diretta dal casinò di Sanremo), che si vanta di essere trasgressivo tra qualche idea innovativa e un eccesso di riferimenti sessuali che secondo il conduttore Saverio Raimondo, affiancato da Sabina Nobile, rappresenterebbero la nuova frontiera del linguaggio mediatico. L’effetto è spiazzante, anche se il
#Dopofestival per ora si vede solo su internet. Per ora, appunto, perché il direttore di Raiuno Giancarlo Leone, nella foga di svecchiare il pubblico della rete ammiraglia, ha annunciato di volerlo portare su Raiuno l’anno prossimo. «
#Dopofestival è fatto per il web, per sperimentare. La Rai era rimasta indietro, ora siamo al passo con i tempi». Se essere al passo con i tempi significa paragonare gli spettatori nottambuli ai fruitori del porno, fornendo in diretta l’elenco dei siti
hot in un fuoco di fila di battute da caserma, o fare una macchietta della famiglia Anania apostrofandola di grevi battute a sfondo sessuale, meglio che la Rai resti così com’è. Il primo a sottolineare l’incongruenza fra le due facce del Festival 2015 è stato
Avvenire ieri tramite il suo sito: ben venga il format agile e moderno, ma il linguaggio spinto no. «È normale per il popolo del web – replica spavaldo
Raimondo –. Il mio fisico e la mia voce ridicola mi permettono di dire cose che comunque diventano leggere», aggiunge. E no, caro Saverio, non basta nascondersi dietro la maschera del comico petulante – pardon, lui si definisce all’americana
stand up comedian –: le parole pesano, eccome. Soprattutto se finissero in tv. «In tv lo rifarei uguale, anche se il web ci permette libertà espressive e linguistiche non possibili sulle reti generaliste», aggiunge. Occorrerebbe ricordare al conduttore che anche il web in cui lavora è strumento del servizio pubblico, pagato dal canone degli italiani. Proprio per questo, le vere responsabilità stanno nelle scelte dei piani alti di viale Mazzini, più che in quelle di un conduttore che con maggiore misura sarebbe invece in grado di proporre un prodotto davvero innovativo. «Nessuno mi ha richiamato all’ordine», aggiunge lui. E perché mai? chiediamo a Leone. «Sperimentiamo nuovi linguaggi, che normalmente non sono nelle nostre corde, con tutte le incognite del caso. Bisogna andare sempre avanti senza fermarsi, dalla terza puntata in poi mi sembra che
#Dopofestival stia prendendo le misure tra il popolo del web, alla ricerca di emozioni forti, e il linguaggio della Rai. Sono certo che questo cammino di maturità sia quasi centrato». Insomma, detto tra le righe, un primo invito a
#Dopofestival a darsi una regolata. Vedremo se sarà solo di facciata.