Non sono i topini cuochi di
Ratatouille e nemmeno i supereroi degli
Incredibili in cerca di normalità. Quelli erano disegni animati. Poi Brad Bird ha ricevuto una telefonata di J.J. Abrams, regista del terzo episodio di
Mission Impossible e ora produttore del nuovo, che gli chiedeva di entrare a far parte dell’Impossible Mission Force e di dirigere il seguito delle adrenaliniche avventure dei suoi agenti chiamati a missioni impossibili. Così, con il benestare del potente Tom Cruise ancora protagonista, dall’animazione è passato alla realtà. Dirigendo un film che ha avuto ottime recensioni e ha raggiunto, soltanto in America, i 192 milioni di dollari di incasso, in uscita in Italia il 27 gennaio. «Ma non pensate che i due generi siano così distanti – afferma il regista – perché anche questa volta racconto una storia di fantasia. L’immaginazione è stata molto importante anche per dirigere
Mission Impossible: Protocollo Fantasma, perché ti insegna a fissare le cose nella tua mente prima che accadano e vederle realizzate». Rispetto alle missioni precedenti, Ethan Hunt rischia ancora di più, diventando un agente fantasma. «Nei primi tre capitoli era Ethan che doveva mettere insieme il suo team, qui invece sono gli avvenimenti drammatici, che si innescano a partire dalla distruzione del Cremlino, che costringono agenti che non si conoscono e sono diversi per carattere, a mettersi insieme come squadra, a diventare un gruppo "fantasma", ossia tagliato fuori dalla struttura, la Impossible Mission Force. Diventano tutti "fantasmi", quindi ufficialmente non esistono più e non possono più ricevere aiuti. Dovranno salvare il mondo da soli».Certo Ethan Hunt è l’agente segreto perfetto: <+tondo>«Il film è come una partita a scacchi, pericolosissima: lui deve calcolare ogni mossa e rispondere con molta abilità a quella dell’avversario, questa volta uno fanatico scienziato nucleare che crede nella rigenerazione dell’umanità attraverso la sua distruzione, interpretato da Michael Nyqvist. E poi, pensate al cognome del protagonista, Hunt: in inglese il termine significa contemporaneamente preda e cacciatore e nel film lui appunto insegue ed è inseguito senza sosta».Accanto a Cruise ci sono anche Jeremy Renner – new entry, attore di calibro che vedremo a breve anche in
Hansel e Gretel: cacciatori di streghe,
The Avengers e
The Bourne Legacy, anche questo il quarto capitolo della saga creata da Robert Ludlum – Paula Patton, «molto capace, fisicamente tosta e aggressiva», come la descrive Bird, che ha reclutato di nuovo anche Simon Pegg, un ruolo appena accennato nel capitolo precedente e qui, invece, «diventato quello importante di un genio della matematica comico e arguto».
Protocollo fantasma è un film fatto tutto di stunts e adrenalina: salti nel vuoto, una fuga frenetica da una prigione, una paurosa tempesta di sabbia, una sequenza in un parcheggio che lascia senza fiato, con ponti mobili e pale rotanti. E quella ormai diventata più famosa, con Tom che scala nientemeno che il Burj Khalifa di Dubai, ossia l’edificio più alto del mondo. «Mi sono alzato alle quattro del mattino chiedendomi se ce l’avremmo mai fatta ad arrivare in fondo senza incidenti – dice Bird – anche perché lui voleva girare senza controfigure. Immaginatevi costruire un set al 130° piano, predisponendo ponteggi all’esterno, in un luogo ostile anche per l’atmosfera: di giorno la temperatura trasforma le vetrate in lastre incandescenti. E poi c’è una sua caduta libera di trenta metri, anche questa sorprendente. Abbiamo dovuto inventarci speciali imbracature per proteggerlo. Si è dimostrato molto coraggioso». Lo stesso Cruise confessa: «Scalare il Buri Khalifa era un sogno per me. Se ho rischiato, l’ho fatto perché sono soltanto io che devo intrattenere il pubblico e non un altro al posto mio. È stata una scena tecnicamente molto complicata e pericolosa, quattro giorni di riprese all’esterno, una delle più grandi sfide della mia carriera. Ma solo questa vale davvero il film». Che tra l’altro gioca più sulla realtà e le persone che gli "effetti" e il computer: «Ho avuto un occhio molto critico – precisa il regista – per non renderlo un film troppo improbabile. Per questo tutto ciò che colpisce veramente lo spettatore è quello che non è effetto speciale, ma realtà: abbiamo girato secondo la vecchia scuola con un gruppo di stunts bravissimi e spericolati, che si sono allenati per quattro mesi». Divertimento assicurato, sorprese tante con nuovi gadgets in mano agli agenti "fantasmi", salvezza del mondo assicurata, vincono i buoni e i buoni sentimenti. «Per il pubblico, questo è la Mission Impossible più spettacolare e avventurosa che si deve consumare con una tonnellata di popcorn».