sabato 24 maggio 2014
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È uno degli artefici della TV francese, sce­neggiatore e produttore di documenta­ri, fiction e telefilm che spopolano nelle emittenti transalpine. Thiérry Bizot è un manager tra i più af­fermati nel suo setto­re in Europa. Ha fon­dato nel 1999 con Emmanuel Chain la società Elephant et cie con la quale ha realizzato il film­doc L’argent de la Resistente (2012), il telefilm La nouvelle blanche-nei­ge  diretto da Laurent Beregui (2011); ha firmato la sceneggiatu­ra della serie TV La famille Zap­pon (2005). Figlio dell’ex governa­tore della Banca di Francia, prima di intraprendere la carriera di pro­duttore si è fatto le ossa come di­rigente dell’Oréal. La sua vita è piena di impegni, ha una moglie e tre figli, vive a Parigi. Viene da u­na famiglia borghese e sin da pic­colo non gli è mancato mai nulla. «Ma solo dopo l’incontro amoro­so con Cristo avvenuto sei anni fa, è cambiato il mio sguardo sulle persone e sulla realtà» dice. «Per­ché mi sono accorto che la vera fe­licità sta nel perdono e nell’umiltà. Da allora non sono più l’eroe principale della mia vi­ta e mi sento amato come non mi era mai capitato prima». Sulla sua conversione, che in Francia ha fat­to scalpore, Bizot ha scritto un romanzo autobiogra­fico ora pubblicato in Italia da Castelvecchi, Cattoli­co anonimo, da cui è stato tratto il film L’amore inat­teso, diretto da Anne Giafferi, che in Francia è stato un vero e proprio caso e che è uscito nelle sale ita­liane nel marzo del 2013.Il produttore, nato a Milano nel 1962 e vissuto qui fi­no all’adolescenza, è tornato nei giorni scorsi nella sua città natale per raccontare per la prima volta in Italia la svolta della sua vita. E lo ha voluto fare nella chiesa di Santa Marcellina e San Giuseppe alla Cer­tosa in viale Espinasse, di fronte al parroco don En­rico Nespoli e ai parrocchiani. «Il mio cambiamento è avvenuto proprio nella par­rocchia a 300 metri da casa mia – ha esordito – se­guendo un corso di catechesi che non avrei voluto fa­re: pensavo che i cattolici fossero tutti poveracci, d­e­gli illusi, invece il poveraccio ero io che non vedevo la bellezza della Verità». Bizot era e rimane un gran­de fan di David Bowie: «Seguo sempre i suoi concer­ti e ascolto i suoi dischi di cui credo di essere uno dei maggiori collezionisti al mondo: dispongo di 650 pez­zi con brani rarissimi». Una passione, quella per il cantante, a cui non ha rinunciato nonostante gli im­pegni di «semplice testimone del­la fede» che si sono aggiunti a quelli di lavoro. «Ma io – spiega – non ho avuto una conversione spettacolare, il cambiamento è stato soprattutto nella mia inti­mità ma adesso in Francia sono diventato, anche per chi prima di cristianesimo non voleva parlare, un cattolico di servizio: mi chia­mano nei talk show, nelle radio, mi chiedono di spiegare quello che succede nella Chiesa, quan­do si elegge il Papa o quando suc­cede qualcosa che i cosiddetti lai­ci non capiscono. È cambiato il mio sguardo, ma io continuo a cercare quel Cristo che mi ha fat­to conoscere la gioia, amo di più la mia famiglia e mi sento più a­mato. Continuo anche a seguire il catechismo in parrocchia a Parigi perché la Parola di Gesù mi sia sempre più chiara». Il messaggio della Verità deve passare da per­sona a persona, conclude. «Devo il mio cammino di fede a un insegnante di mio figlio: mi chiamò a scuola perché in quel periodo, a­veva 13 anni, come gran parte degli adolescenti sem­brava privo di energia e non rendeva come prima in varie materie. Dal professore mi aspettavo una re­primenda sui miei doveri di padre, invece mi inco­raggiò cercando il positivo. Alla fine lo ringraziai e lui mi invitò a un corso in parrocchia. Non ci volevo an­dare – prosegue –, i miei amici mi avrebbero preso in giro e anche mia moglie non era entusiasta che io partecipassi a una riunione religiosa. Ma io ci andai lo stesso pensando che quei poveracci avrebbero a­vuto bisogno di un intellettuale come me... Invece fui io a rimanere folgorato dalla Parola di Dio e dalla loro umiltà». E non è stata un’esperienza tutta rose e fiori: «Sono stato toccato nel profondo del mio ani­mo, sono stato sconvolto dal messaggio rivoluzio­nario di Gesù arrivando persino a commuovermi, un cuore duro come il mio...». 
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