È senza dubbio il film più atteso del 2012 e dal 29 agosto, distribuito dalla Warner, approda anche in 700 sale italiane con un pesante bagaglio. Al suo attivo vanta un incasso record al box office di 164 milioni di dollari nel solo primo weekend, ma è impossibile dimenticare che lo scorso 20 luglio, durante una prima per il pubblico a Denver, un giovane fanatico ha trasformato la festa per il ritorno di Batman in una strage. Ultimo capitolo della trilogia di culto sull’uomo pipistrello diretta da Christopher Nolan, Il cavaliere oscuro - Il ritorno arriva a quattro anni dall’episodio precedente, ma a Gotham City ne sono in realtà trascorsi otto e di Batman non vi è più traccia. Accusato della morte da Harvey Dent, ora venerato come campione dell’anticrimine, l’uomo dalla tuta di gomma nera si è ritirato, lasciando la sua leggenda sbiadire in una città apparentemente tranquilla e per nulla bisognosa di supereroi. Insieme a Batman è scomparso anche il miliardario Bruce Wayne (ancora una volta con il volto dolente e scavato di Christian Bale), mentre la sua Wayne Enterpreise, anche a causa di una truffa, sta andando in rovina. Che Batman, nato dalla fantasia di Bob Kane, sia il più crepuscolare e fragile tra i supereroi a fumetti (tra l’altro gli unici super poteri del vendicatore sono la determinazione e la dedizione) è cosa nota. Niente a che vedere con i coriacei colleghi tutti d’un pezzo, fiduciosi nella propria missione e convinti del proprio inossidabile ruolo. Ma questa volta Wayne/Batman è ancora più tormentato. Dopo aver perduto la donna che amava e aver preso su di sé il peso della colpa di un male mai commesso, l’uomo pipistrello che a dispetto di un una dolorosa infanzia da orfano aveva finalmente trovato la propria strada, vede crollare tutte le certezze faticosamente costruite. C’è veramente bisogno di eroi? E qual è il loro ruolo in società fondate sulla menzogna e sui falsi miti? Se nella seconda parte il film, densissimo, notturno e complesso, è tutto azione, nella prima i discorsi sono più filosofici. Si riflette sul bene e sul male, sulla paura della morte e sulla speranza, sul bisogno di rinascere, anche a costo di spogliarsi della propria ingombrante identità. O di rinunciare a regole che diventano una prigione. In quasi tre ore sullo schermo costellate di continui colpi di scena, oltre a Batman, vedrete il nuovo cattivo, Bane (il gigantesco Tom Hardy) con il volto coperto da una misteriosa maschera, una deliziosa Catwoman con le labbra rosso fuoco di Anne Hataway, un’ambigua e ricca filantropa con lo sguardo intrigante di Marion Cotillard, un giovane e onesto poliziotto, Joseph Gordon-Levitt, che in Batman ci crede ancora. E poi gli amici di sempre: il maggiordomo Alfred (Michael Cane), il commissario Gordon (Gary Oldman) e Lucius Fox (Morgan Freeman), che questa volta lo dota di una macchina volante. I tentativi poi di trovare nel film corrispondenze con l’attualità, come sempre, si sprecano. Bane e il suo manipolo di feroci alleati che irrompono in Wall Street e dichiarano guerra alla ricchezza e alla corruzione fanno pensare agli indignados, ma in realtà sono più simili a terroristi decisi a distruggere non solo gli squali della finanza, ma l’intera città. Saranno loro a riportare in pista Batman impegnato, nonostante gli acciacchi dovuti alla lunga inattività, a evitare che il peggio accada alla sua gente. Perché ciò accada l’eroe dovrà ricominciare un nuovo percorso emotivo che lo conduca a una rinnovata consapevolezza delle proprie responsabilità, anche verso se stesso. Il finale, apertissimo, lascia spazio a redenzioni, riconciliazioni e a un possibile successore. Il nome di Robin potrebbe dirvi qualcosa. Settantadue minuti del film girati con camere Imax, che regalano alla pellicola un formato gigante, hanno inoltre consentito a Nolan di dimostrare quanto inutile sia il 3D.
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