Meno traumatica la salita a Milano per diplomarsi al Conservatorio e poi il perfezionamento al Mozarteum di Salisburgo. Era l’inizio della falsa partenza, culminata nel triennio 2002-2005: primo posto ai concorsi di Sendai, di Londra e al premio Busoni di Bolzano. Era nata una stella che però, nel silenzio del mercantificio italico, stava per cadere. Così è stata costretta a seguire la sua scia verso Oriente. «Negli anni di buio italiano, Hong Kong è diventata la mia seconda casa. Da Tokyo a Pechino ho avuto l’onore di esibirmi in teatri e auditorium, come questo della Verdi, calorosissimi – sgrana gli occhi scintillanti –. Lì c’è tanta fame di musica classica e un pubblico giovane che ha orecchio attento e fa la fila al botteghino per ascoltare il mio pianoforte». Ma dalla Cina sono arrivate orde di musicisti. «I cinesi ci hanno “mangiato”, lo dico senza ombra di pregiudizio. In Cina sfornano continuamente centinaia di presunti fenomeni che vengono facilmente introdotti in Europa da manager spregiudicati che cavalcano l’esotismo». Dell’improvviso quanto meritato rilancio in casa nostra, Andaloro ringrazia i due agenti fiorentini, Mario Giovanni Ingrassia e Dario Mannino, che puntano su questo straordinario esempio di eclettismo. «Mi piace spaziare da Cajkovskij a Rachmaninov, autore congeniale alle mie capacità. Così come è nelle mie corde la musica affascinante, e ancora poco eseguita da noi, di un autore difficile come Nikolaj Griševic Kapustin. Le sue partiture sconfinano nel jazz, che adoro, e dopo aver ascoltato la mia esecuzione Kapustin mi ha dato il suo benestare». L’eclettismo di Andaloro ha incrociato quello del violoncello magico del palermitano Giovanni Sollima, un altro in grado di mettere in “fuga” Bach con il jazz o il rock dei Nirvana. «Giovanni è un caro amico, un virtuoso incredibile con il quale condivido l’arte dell’incontro, la libertà espressiva e il gusto di esplorare continuamente il variegato universo musicale». Conversazioni tra siciliani.
Andaloro nel 2009 ha vinto il “Premio Vittorini”, mentre l’ultimo viaggio nel tempo lo ha portato a toccare la musica del tardo Rinascimento – Palestrina, Psquini, Gabrieli, Frescobaldi – eseguita per la prima volta al pianoforte nell’ultimo disco Cruel Beauty (Sony), registrato a Sacile, in “Casa Fazioli”. «Un luogo dove sapevo che avrei raggiunto le giuste sonorità. Prima di me solo Glenn Gould si era cimentato con la musica del Rinascimento: ma quella degli inglesi, Bird e Gibbons». Orgoglio del pianista, finalmente in ascesa, che dal suo piano invita a resistere: «Questi sono anni in cui la mia generazione è condannata a una condizione che oscilla tra il precariato e il “turismo culturale”, mentre, anche nella musica siamo in tanti che lavoriamo per il bello, l’unica possibile ancora di salvezza per questo Paese».