Martedì è la giornata più attesa: proprio quando Letta dovrebbe essere ricevuto da Napolitano, a Montecitorio si comincerà a votare sull"Italicum', il cui meccanismo, frutto dell'accordo siglato al Nazareno tra Renzi e Berlusconi, lascia scontenti molti. E non solo nell'opposizione, che con il M5S annuncia una dura battaglia nell'Aula della Camera. Perché l'Italicum, con le sue soglie di sbarramento, non piace a tanti neanche nella maggioranza: da Ncd che lotta per le preferenze ai centristi. Sulla nuova legge elettorale destinata a seppellire il Porcellum le votazioni dovrebbero cominciare alla Camera intorno alle 17: da lì partirà la maratona di una ventina d'ore per licenziare il testo. Ore al cardiopalma, in cui la tenuta della maggioranza sarà in gioco attimo dopo attimo. Su molti degli emendamenti al testo l'aula dovrà infatti esprimersi a voto segreto, con i franchi tiratori sempre in agguato ad alimentare la suspance. Franchi tiratori che, nascondendosi dietro la segretezza del voto, si sono già manifestati la scorsa settimana nel voto sulle pregiudiziali di costituzionalità: conti alla mano, in quella votazione alla maggioranza sono mancati 32 voti, che però non sono stati determinanti anche per l'Aventino di Lega e M5S. Alla fine le pregiudiziali sono state bocciate. Ma l'avvertimento è stato comunque lanciato: l'asse Berlusconi-Renzi sarà blindato, ma deve sempre passare per le forche caudine dell'Aula. La minoranza del Pd rassicura Renzi che sul voto finale non ci saranno scherzi. "Nessun cecchinaggio, nessuna trappola contro la legge elettorale: stiamo parlando della tenuta del
nostro paese e sentiamo un profondo senso di responsabilità", annuncia Gianni Cuperlo, convinto che sulla riforma elettorale nel segreto dell'urna il suo partito non farà giochi sporchi. Tuttavia, il pericolo è in agguato. E sull'esame pesa l'atteggiamento dei deputati M5S. Con l'obiettivo di calmarne gli animi, la presidente Laura Boldrini ha deciso di far scattare solo dopo il via libera alla legge elettorale le sanzioni per i circa 40 pentastellati protagonisti dei tumulti in Aula e nelle commissioni di fine gennaio. Tuttavia, non è un mistero che da
quei banchi, in probabile associazione con quelli della Lega e di Fdi, possano partire nuove proteste e contestazioni che potrebbero far salire la tensione e facilitare il "lavoro" dei franchi tiratori.