Matteo Renzi non frena la corsa
dell'Italicum dopo le polemiche dei giorni scorsi ma i nodi
arrivano al pettine, nel Pd, e tra maggioranza e minoranza si
acuisce lo scontro. Il premier annuncia che non accetterà veti
ma Gianni Cuperlo replica che in caso di fiducia sarebbe a
rischio la legislatura. Tutto ciò alla vigilia dei primi voti
in commissione.
Nel giorno in cui a Montecitorio giungono alla Affari
costituzionali 135 emendamenti alla riforma, di cui 11 da parte
di esponenti della maggioranza, il vertice del Pd fa sapere che
intende sostituire i dieci commissari della commissione stessa
che, critici sul testo, hanno già annunciato che non avrebbero
votato a favore del mandato al relatore.
Ad essere sostituiti,
secondo fonti Pd, saranno: Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo,
Rosy Bindi, Andrea Giorgis, Enzo Lattuca, Alfredo D'Attorre,
Barbara Pollastrini, Marilena Fabbri, Roberta Agostini, Marco
Meloni. È una decisione "presa dall'assemblea del gruppo della
settimana scorsa" spiega il vicecaopgruppo Ettore Rosato.
"È arrivato il momento di dire che non si può consentire
ai veti e ai controveti di bloccare il Paese" ha detto il
premier di buon mattino. "Non si può ripartire sempre daccapo.
È una legge che elimina il potere di ricatto". Nel difendere
l'Italicum Renzi spiega: "non ci saranno più inciuci con
questa legge elettorale, nè le grandi accozzaglie, come
l'Ulivo di Prodi e il centrodestra di Berlusconi. È chiaro che
questo sistema qualcuno non lo vuole in Parlamento, il potere
di blocco viene superato".
Ma la notizia della sostituzione dei componenti di
minoranza accende gli animi. "Un fatto grave" lo giudica
Stefano Fassina, "conseguenza dell'indisponibilità da parte
del premier a riconoscere le correzioni necessarie affinchè il
pacchetto" Italicum-riforma del Senato "non porti ad un
presidenzialismo di fatto senza contrappesi". Mentre Gianni
Cuperlo, che non intende aprire polemiche sulle sostituzioni,
mette il carico da undici sull'ipotesi di fiducia: sarebbe "uno
strappo serio" che "metterebbe seriamente a rischio la
prosecuzione della legislatura, perché ci sarebbe da parte
delle opposizioni tutte una reazione molto molto severa".
La rimozione dei deputati di minoranza indispone anche le
opposizioni. Tanto che M5s annuncia di voler disertare i lavori
"Se Renzi espellerà la minoranza, ritireremo gli emendamenti e
lasceremo la commissione. Inutile partecipare a una farsa con
burattini che dicono sì a comando". La stessa mossa è
meditata anche da Scelta civica. E il capogruppo di Fi, Renato
Brunetta, difende la sinistra dem: "la sostituzione di coloro
che evidentemente non la pensano come il segretario del partito
e premier, Matteo Renzi, è una cosa assolutamente mai vista",
ha detto, "è aberrante, è antidemocratico, è anti
regolamenti parlamentari".