sabato 21 aprile 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
La risposta del Pdl parte da un annuncio di Angelino Alfano: «Dopo i ballottaggi delle amministrative annunceremo la più grossa novità della politica italiana, una iniziativa che cambierà tutto, accompagnata da una campagna elettorale mai vista prima...». Effetti speciali, abbozzati giovedì notte in un faccia a faccia con Berlusconi e portati in piazza in tutta fretta, sia per inglobare l’offensiva "al centro" di Pier Ferdinando Casini, sia per placare l’effetto del documento interno siglato da 29 senatori capeggiati da Beppe Pisanu.La rivoluzione profilata dal segretario azzurro con la "benedizione" del Cavaliere è ancora vaga, ma ha tutta l’aria di essere quel «superamento» del Pdl invocato dall’ex ministro dell’Interno. Il dialogo con Berlusconi è figlio dell’accelerazione prodotta dal "Polo della nazione": «Non ha senso appellarsi ai moderati per fare una formazione dell’8-10 per cento», ragiona il Cavaliere con il suo delfino. Alfano incalza, definendo «vecchio, di scarso futuro, dall’odore di naftalina» il percorso avviato da Casini, Fini e Rutelli nelle «stanze del potere». I due sono convinti che ci siano i margini per costruire una formazione del tutto nuova, e vincente, con più «anime» dell’attuale Pdl, e soprattutto con un grosso contributo di tecnici della società civile e imprenditori (a partire da Montezemolo, al quale, il mercoledì santo, Berlusconi ha offerto la premiership e la possibilità di presentare un suo "listone" tutto esterno alla politica). Sarebbe il primo volto del Ppe italiano, che secondo il Cavaliere anche Casini sarà "costretto" ad accettare. Un progetto che va verso una sorta di bipartitismo "civilizzato", con poche formazioni minori che superino la soglia di sbarramento.Il salto nel futuro è così repentino che molti colonnelli restano spiazzati e silenziosi, ma in via dell’Umiltà lo si è ritenuto necessario per evitare frazionamenti interni. D’altra parte nessuno nasconde che le scarse (al momento) possibilità del centrodestra di tornare maggioranza nel 2013 conducano tanti a cercare "nuove case". E l’emorragia va frenata con la promessa di nuovi scenari. Quanto alla portata innovativa del cambiamento annunciato da Alfano, si tratterebbe più di un fatto di comunicazione (uso del web e dei social network, assunzione del modello Tea-party...) che di programma.Berlusconi e Alfano si sono anche confermati la necessità di proseguire con Monti sino al 2013, anche perché il semplice paventare il voto in autunno 2012 fa insorgere mezzo Pdl (alcuni sarebbero pronti anche a formare una maggioranza più risicata intorno a Mario Monti), con il rischio di favorire il progetto centrista di assorbire i moderati scontenti dei due maggiori partiti. E solo se dal proposito delle urne desiste anche Bersani, si ragiona, è possibile portare a termine la riforma della legge elettorale.E Bersani in serata conferma che anche nel suo orizzonte le elezioni hanno un’unica data: la primavera del 2013. «Non ci sono scorciatoie, si arriva alla scadenza naturale», assicura. Il segretario Pd è in una posizione decisamente scomoda perché i suoi sondaggi dicono che in autunno, alleandosi con Idv e Sel, potrebbe ancora spuntarla (a frenarlo è la consapevolezza di quanto sia difficile governare in piena recessione con una coalizione dove i distinguo sono ancora tanti). Perciò cerca di contemperare la sua rinnovata fedeltà al premier con una "diminutio" delle novità che si affacciano nel Pdl e nel Terzo polo. «Per loro – dice a proposito del partito di Alfano e Berlusconi – non serve un rinnovamento, ma una trasformazione alla Mandrake». E il Polo della nazione? «Non mi aspetto grandi cose. Con tutte queste novità, finirà che siamo noi l’usato sicuro». Il suo auspicio è che tra un anno gli elettori sappiano ancora distinguere chi, durante la stagione di Bossi-Berlusconi, è stato dall’altra parte.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: